sabato 22 settembre 2012

NME 12 sep 2012: Peter Hook parla del 'vero' Ian Curtis [articolo tradotto] - parte 2


Sul numero del 12 settembre 2012 di NME (storico magazine musicale inglese) appare un interessantissimo articolo a Peter Hook, dove quest'ultimo parla dei Joy Division e di Ian Curtis, per com'era veramente. Noi di Newtopia l'abbiamo tradotto per voi, in due parti. Traduzione a cura di Matt, un ringraziamento speciale alla nostra fan di facebook Roy per averci passato la versione originale, permettendoci così di tradurla.

La parte 1 si trova qui:
http://newtopiamg.blogspot.it/2012/09/nme-12-sep-2012-peter-hook-parla-del.html


18 maggio 1980
“Ian si uccise nel primo mattino di domenica. L’ultima volta che lo vedemmo era venerdì, quando gli demmo un passaggio per la casa dei suoi genitori a Moston… Era in uno stato euforico, noi ridevamo e scherzavamo per ogni cosa, finché uno di noi non se ne saltava fuori dicendo ‘Non ci credo che stiamo per andare nella fottuta America’, saltavamo, urlavamo, gridavamo: ‘Sì America!’.
 “Questo succedeva venerdì sera, saremmo dovuti partire dopo il weekend. Se quello sciocco autolesionista non si fosse ucciso, saremmo stati sull’aereo per l’america Lunedì. Se avesse programmato di uccidersi prima di partire, come molti dicono, lo aveva mascherato così bene con tutto quell’entusiasmo? Era un così bravo attore?
 “Barney ci parlò sabato. A casa dei suoi a Molton c’era un telefono. Gli chiese se avesse voluto uscire con noi. Lui disse che sarebbe andato da Debby. Infatti ci andò, litigarono e lei se ne andò al lavoro. Così se ne andò anche lui e si impiccò.
 “Prima di partire per l’America, sarebbe dovuto stare con i genitori, stando a quello che dice la madre Doreen. Sabato mattina ricevette una lettera  sul suo divorzio, così disse a sua madre che voleva andare a Macclesfield per vedere Natalie [sua figlia, nata nell’aprile ’79, ndr], per dirle addio. Così suo padre Kevin e Doreen gli diedero un passaggio per Piccadilly Station, e lì lo videro per l’ultima volta, mentre li salutava  dal treno.
Natalie stava dalla madre di Deborah, ma Debbie vide Ian alla casa in Burton Street sabato pomeriggio prima di andare a lavorare ad un ricevimento nuziale dietro al bar, promettendo che sarebbe tornata dopo il lavoro per parlare con lui. Così fece, lo trovò a guardare il film Stroszek di Werner Herzog, e vide che aveva bevuto molti caffè e liquore, e continuarono la discussione sul loro divorzio. Ian le disse che prima aveva parlato con Annik; chiese a Debbie di lasciar stare il divorzio. Quando vide che Ian stava inziando a scaldarsi, ebbe paura che potesse avere una crisi epilettica, così gli offrì di fermarsi per la notte. Debbie tornò dai suoi genitori per dire che si sarebbe fermata là, e quando tornò a casa, trovò un Ian più calmo, che le chiese di andarsene e di non tornare prima delle 10 del giorno dopo, quando sarebbe partito per Manchester. Dopo che se ne andò, ascoltò a ripetizione The Idiot di Iggy Pop, bevve altri caffè e liquori e scrisse una lettera per Debby, dove diceva che sperava che lui fosse morto, ma non lasciava intendere di volersi suicidare. Alle 11.30 circa del giorno dopo tornò a casa e trovo Ian morto, in ginocchio, con una corda intorno al collo, con l’altra estremità attaccata alla corda del bucato legata al soffitto. Ero al pranzo domenicale con la mia ragazza, quando l’ho saputo. Mi sono alzato e ho risposto al telefono, era la polizia, il detective sergente qualcosa, che disse ‘Sono desolato di informarla che la scorsa notte Ian Curtis si è tolto la vita, stiamo cercando di contattare Rob Gretton, se ci parla può dirgli di chiamarci, perfavore?’
 “Ho risposto ‘Ok’ e ho iniziato a sentirmi intorpidito. In realtà, sono rimasto così per giorni, e il mio cervello era congelato. 
“Non dissi nulla a Iris. Nello stato in cui ero sono tornato a sedermi e mi sono rimesso a mangiare, ma senza sentire il sapore, sentendomi come se non fossi più nel mio corpo. Avevo lo sguardo basso. Iris dopo un po’ mi chiese ‘Chi era al telefono, comunque?’ ‘Oh’ dissi ‘Era la polizia. Mi ha chiamato per dirmi di Ian’ ‘Riguardo cosa?’ ‘Si è ucciso.’
 “Non ricordo più nulla di ciò che accadde dopo. Ricordo solo che io Barney, Terry e Twinny spendemmo molto tempo insieme al pub, giocando a freccette, bevendo, stando insieme, andando a vedere Rob, cercando di dare un senso a tutto. Non c’erano urli o pianti, c’era solo un silenzio sordo.
 “C’era un sacco di gente al funerale. La cosa strana è che non me ne ricordo molto. Solo che erano tantissimi, tutte le band, i ragazzi della Factory, ma non Annik, chiaramente per Debby. Ricordo solo che ero seduto in fondo, e la sorella di Ian disperata mentre la tenda si chiuse dietro la bara. Ma tutto sembrava surreale. Mi sentivo stranamente distaccato. Dopo andammo al pub in fondo alla strada: io, Steve, Gillian, Barney, Rob e Terry. Twinny non ce la faceva, così non è venuto. Ci siamo presi un paio di pinte. E’ stato lì che Rob disse, non vi preoccupate, i Joy Division saranno veramente grandi in 10 anni. Aveva ragione, chiaramente. Non che a nessuno di noi ne fottesse qualcosa in quel momento. Abbiamo finito il pomeriggio guardando il film sui Sex Pistols negli uffici della Factory. Una situazione veramente triste. Dopodiché ci siamo messi d’accordo per tornare in sala prove il Lunedì…”




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