martedì 19 marzo 2013

Recensione “The Next Day” di David Bowie by Matt


 

Il suo ritorno lo scorso gennaio è stato come un fulmine a ciel sereno, nessuno si aspettava un comeback del Duca Bianco così, dal nulla, e in così grande stile. Il 2013 potrebbe proprio essere l’anno di Bowie, che rompe il silenzio durato dieci anni circa per riemergere sulle scene, con un nuovo album che entra direttamente alla numero 1 nella classifica ufficiale inglese, e con una mostra di come non se n’erano mai viste, al celebre Victoria & Albert Museum di Londra (“Bowie Is” è il nome dell’exposition). E per non parlare dei rumors di settimana scorsa, secondo i quali in un intervista a ‘Grazia’ la moglie Iman avrebbe fatto intuire che David potrebbe tornare in tour, evidenziando come lei e la figlia non potessero seguirlo.

Ad ogni modo “The next day”, da fan di Bowie, mi ha lasciato soddisfatto. Partiamo con un’analisi grafica: la cover, così come il retro, è quella del celebre album “Heroes” ma coperta da un quadrato bianco che contiene il titolo, in un modo che più minimale non si può. Ma del Thin White Duke di Heroes in questo album c’è poco, e questo mi fa molto piacere (non lo dico in senso negativo, spiegherò meglio a seguito).

A livello di sound, è decisamente un album in pieno stile Bowie, ma non lascia un sapore rétro in bocca, dimostrando di muoversi sicuramente in acque familiari, ma senza ricadere nella scontatezza o nella scopiazzatura dal passato. E’ forse proprio questa la caratteristica principale che emerge dall’album: stando anche a quanto detto da Noel Gallagher negli ultimi giorni, la forza di Bowie è stata quella di saper dimostrare, dopo così tanti anni, di essere in grado di scrivere un album veramente bello, senza dover fare leva sul passato per dimostrarlo. Il singolo del ritorno “Where are we now”, che anticipò l’album lo scorso 8 gennaio, incarna perfettamente questo spirito; è un brano introspettivo e poetico, così come la title track e “Love is lost”, dove ci sono diversi riferimenti possibili alla vita privata del Duca di questi anni, marcati dal ritiro e dall’infarto che lo ha colpito, e all’ ipotetica “malattia” di cui avrebbe, secondo alcuni, sofferto. Brani più vivi ed energici sono invece “Valentine’s day”, “Boss of me” e “You will set the world on fire” e il secondo singolo “The stars are out tonight”. Ci sono pezzi un po’ più particolari, come “Dirty Boys” blues acido ed elettrico, o “If you can see me now”, brano rapido quasi post-punk, con gli accenti di tastiera suonati sulle ottave alte e i ritmi frenetici di batteria. La chiusura è l’inquietante “Heat”, quasi spettrale, ma molto cupa, riecheggiando gli anni di Berlino.

Il mio giudizio è senz’altro positivo, e senz’altro all’altezza di un artista come lui. Speriamo quindi di vederlo live almeno una volta quest’anno. In una parola, un album “elegante”.

Voto: 8/10

-          Matt

TRACKLIST:

1.       “The next day”

2.       “Dirty boys”

3.       “The stars (are out tonight)”

4.       “Love is lost”

5.       “Where are we now?”

6.       “Valentine's day”

7.       “If you can see me”

8.       “I’d rather be high”

9.       “Boss of me”

10.   “Dancing out in space”

11.   “How does the grass grow”

12.   “(You will) Set the world on fire”

13.   “You feel so lonely you could die”

14.   “Heat”