giovedì 19 settembre 2013

The Smiths and ’80s Indie Style - L'analisi di Sam Knee sul mondo della moda Indie degli anni '80 by Matt

The Smiths, My Bloody Valentine, tagli a scodella, stivaletti a punta... 5 classici look indie analizzati dall'autore di A scene in between, Sam Knee.

L'esperto di look indie rock Sam Knee ha chiaramente lasciato una parte di sé negli anni '80, come emerge dal suo libro A Scene In Between: Fashion And Independent Music in the UK 1983-89.
Nelle le sue 193 pagine è possibile scorgere foto di gruppi come My Bloody Valentine, The Smiths, The Jesus And Mary Chain, The Pastels e molti altri del decennio degli show di John Peel. "Nove volte su dieci un giovane indie rocker era o uno studente o un disoccupato, o entrambe le cose, come me", riflette Knee. "Riuscire ad avere qualsiasi tipo di look era un obbiettivo da raggiungere a basso, basso budget... Che cosa diceva la gente delle persone che vestivano in questo modo? Li apostrofavano come anti-fashion, outsiders, forse lettori nerd, vedendoli cozzare decisamente contro il pessimo stile yuppie e mainstream di Duran Duran e Dire Straits..."

1. ROBERT HAMPSON dei LOOP

  Il frontman degli indierockers londines a Bristol, 1987 (foto di James Finch)

Analisi del look di Sam Knee: "I capelli tagliati a scodella, che ancorano nettamente alla realtà terra-terra. E un paio di malconci stivali Chelsea a punta, con un po' di tacco, spesso acquistati da Shelley o Johnson. Dagli stivali ci possiamo spostare più in alto, incontrando jeans attillati, di pelle, in caso fossi benestante o amico di Alan McGee, o patito di sartoria. Comunque indossando degli stivaletti, si comunicava già un determinato messaggio, e si potevano indossare più o meno con tutto."


2. THE JESUS AND MARY CHAIN



Londra, 1985 (foto di Nick Alliport)

Analisi del look di Sam Knee: "I JAMC indossavano il look 'pantalone di pelle' anche come simbolo di appartenenza al gruppo di artisti sotto contratto con la Creation records, diventando un po' i pionieri di tale look. Erano minacciosamente cool: giacche di pelle larghe e trasandate, camicie a quadrettoni, molto Amburgo fine anni '60. In parte Velvet Underground, jeans neri stretti, occhiali da sole neri, jeans di pelle, girocolli neri, stivali da motociclista, in parte King Hatreds, come li descrisse una volta Stealing Morrison. Ci dovevano essere parecchi buoni mercatini dell'usato a East Killbride."

3. THE SEA URCHINS

I Sea Urchins live al Mermaid Pub di Birmingham, 1986 (foto di Mick Gegheagan)

Analisi del look di Sam Knee: "Chiaramente figli illegittimi di Stephen Pastel e Bobby Gillepsie, i Sea Urchins hanno fatto il miglior uso possibile del look indie di nicchia di metà anni '80. Questa foto è un'istantanea che cattura un momento specifico della storia della moda giovanile inglese. La band, poco dopo il periodo a cui risale la foto, ha virato poi verso uno stile più popart/mod. Ricordo di aver visto il cantante James Roberts alla giornata della Do it for the kids creation nell'88, vestito di bianco dalla testa ai piedi, alla John's Children, con tanto di catena d'oro con medaglione.  Ricordo che suonarono un paio di show a Londra, uno alla serata di Jeff Barrett al Black Horse di Camden, tutti 'frangetta, armonie e inni all'amore'. Fico per un gruppo di ragazzi di Brum."

4. MY BLOODY VALENTINE

La line-up guidata da Dave Conway, Kentish Town, 1986 (foto di Ken Copsey)

Analisi del look di Sam Knee: "Avevano un look da famiglia-gang grunge, credo che lo stessero veramente vivendo così. Ricordo di essere andato ad un grande party squat in una casa in cui vivevano tutti insieme a Kentish Town. La custodia del loro EP dell'86 (The New Record by My Bloody Valentine) è perfetta, riassume e condensa il periodo d'oro dell'indie in un rabbioso scatto. Per me dice tutto e anche di più. Lovelee Sweet Darlene è di sicuro il loro momento di massima qualità e continua a riempirmi di felicità anche ora."

5. THE SMITHS

Moles Club, Bath, Settembre 1983 (foto di Martin Whitehead)
 

Analisi del look di Sam Knee: "Il look degli Smiths, che, ovviamente grazie al loro immenso successo, era lo stile indie più diffuso, combinava larghe maglie fatte a camicia, jeans Levi 501s e scarpe Dr. Martens. L'abbigliamento indie era delicatamente sovversivo se insegnato nel modo corretto e applicato con precisione. Ce n'erano sicuramente molteplici correnti, ma tutte condividevano l'entusiasmo dell'estraniazione, del romanticismo e della protesta pacifica. Consisteva nel trovare diversi modi per isolarsi e sopravvivere al di fuori dello sgargiante mainstream e dalle realtà difficili dell'Inghilterra tatcheriana attraverso una poetica foschia stile Rive Gauche. Ma il gioco stave nell'ottenere tutto ciò senza dimostrare troppa cura nel ricercarlo."










Articolo originale di Ross Bennett, pubblicato il 17 settembre 2013 per mojo4music.com; tutti i diritti sono riservati ai rispettivi proprietari.









martedì 21 maggio 2013

Recensione “… Like Clockwork” Queens Of The Stone Age, by Matt

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L’album di ritorno della formazione capitanata dall’ex Kyuss Josh Homme è sicuramente uno dei più attesi di questo 2013. Durante il mese di maggio, i QOTSA ci hanno regalato ben cinque video clip animati firmati dalla coppia Boneface e Liam Brazier, che definire agghiaccianti è dir poco, e che insieme compongono un cortometraggio di quindici minuti pubblicato in questi giorni sul web.
                          (CLICCA QUI PER VEDERE IL CORTOMETRAGGIO COMPLETO)
 

Ma non è tutto. E’ dallo scorso autunno che si parla del cast stellare che avrebbe collaborato a questo nuovo capitolo della storia della band: da Sir Elton John, ad Alex Turner, passando per Trent Reznor e Dave Grohl, senza dimenticarci dell’ex bassista dei QOTSA, Nick Olivieri. Proprio l’instancabile Grohl ha registrato la maggior parte delle tracce di batteria dopo l’abbandono di Joey Castillo, ritornando così a lavorare con la band dai tempi di ‘’Songs of the Deaf”, in cui l’ex Nirvana era parte integrante della formazione.
Nonostante la mole di special guests però il focus è tutto su Josh Homme, che guida la band (e l’ascoltatore) attraverso dieci pezzi monolitici e solidi, ben costruiti tra chitarre in crunch e accenni di pianoforte, in modo equilibrato in un alternarsi di brani potenti e lenti.


L’atmosfera che si respira è sicuramente oscura: un senso di inquietudine incalzante fa da cornice a tutto l’album, in cui soprattutto nei brani meno potenti, la band sembra essere sedotta dalle tenebre, e il risultato finale è ipnotico a dir poco. Le partecipazioni come abbiamo detto ci sono, ma non sono il piatto forte di questo lavoro, in cui abbiamo detto il vero mattatore essere Josh Homme, che riesce a confermare ma senza riciclarsi eccessivamente, prendendo dal passato, ma costruendo comunque un qualcosa di nuovo, mantenendo il marchio di fabbrica caratteristico dei QOTSA, quel sound che richiama immediatamente il deserto, ambiente naturale e rappresentativo dell’album.

I featuring principali dell’album sono questi:

-          Nick Olivieri: vocals in Fairweather Friends e If I Had A Tail;

-          Jake Shears (Scissor Sisters): vocals in Keep Your Eyes Peeled;

-          Alex Turner (Arctic Monkeys):vocals, e chitarra in If I Had a Tail e I Appear Missing;

-          Trent Reznor (Nine Inch Nails):  vocals in Fairweather Friends e Kalopsia;

-          Sir Elton John: piano e vocals in Fairweather Friends;
 
-          Dave Grohl: drums in tutti I brani, tranne Keep Your Eyes Peeled, I  Sat by the Ocean, Kalopsia e la title track, suonate dal batterista precedente Joey Castillo, che ha lasciato la band nell’autunno 2012.

VOTO: 8/10 - Matt

TRACKLIST:

1)      Keep Your Eyes Peeled

2)      I  Sat by the Ocean        

3)      The Vampyre of Time and Memory      

4)      If I Had a Tail

5)      My God Is the Sun        

6)      Kalopsia

7)      Fairweather Friends     

8)      Smooth Sailing                

9)      I Appear Missing            

10)   …Like Clockwork 

martedì 19 marzo 2013

Recensione “The Next Day” di David Bowie by Matt


 

Il suo ritorno lo scorso gennaio è stato come un fulmine a ciel sereno, nessuno si aspettava un comeback del Duca Bianco così, dal nulla, e in così grande stile. Il 2013 potrebbe proprio essere l’anno di Bowie, che rompe il silenzio durato dieci anni circa per riemergere sulle scene, con un nuovo album che entra direttamente alla numero 1 nella classifica ufficiale inglese, e con una mostra di come non se n’erano mai viste, al celebre Victoria & Albert Museum di Londra (“Bowie Is” è il nome dell’exposition). E per non parlare dei rumors di settimana scorsa, secondo i quali in un intervista a ‘Grazia’ la moglie Iman avrebbe fatto intuire che David potrebbe tornare in tour, evidenziando come lei e la figlia non potessero seguirlo.

Ad ogni modo “The next day”, da fan di Bowie, mi ha lasciato soddisfatto. Partiamo con un’analisi grafica: la cover, così come il retro, è quella del celebre album “Heroes” ma coperta da un quadrato bianco che contiene il titolo, in un modo che più minimale non si può. Ma del Thin White Duke di Heroes in questo album c’è poco, e questo mi fa molto piacere (non lo dico in senso negativo, spiegherò meglio a seguito).

A livello di sound, è decisamente un album in pieno stile Bowie, ma non lascia un sapore rétro in bocca, dimostrando di muoversi sicuramente in acque familiari, ma senza ricadere nella scontatezza o nella scopiazzatura dal passato. E’ forse proprio questa la caratteristica principale che emerge dall’album: stando anche a quanto detto da Noel Gallagher negli ultimi giorni, la forza di Bowie è stata quella di saper dimostrare, dopo così tanti anni, di essere in grado di scrivere un album veramente bello, senza dover fare leva sul passato per dimostrarlo. Il singolo del ritorno “Where are we now”, che anticipò l’album lo scorso 8 gennaio, incarna perfettamente questo spirito; è un brano introspettivo e poetico, così come la title track e “Love is lost”, dove ci sono diversi riferimenti possibili alla vita privata del Duca di questi anni, marcati dal ritiro e dall’infarto che lo ha colpito, e all’ ipotetica “malattia” di cui avrebbe, secondo alcuni, sofferto. Brani più vivi ed energici sono invece “Valentine’s day”, “Boss of me” e “You will set the world on fire” e il secondo singolo “The stars are out tonight”. Ci sono pezzi un po’ più particolari, come “Dirty Boys” blues acido ed elettrico, o “If you can see me now”, brano rapido quasi post-punk, con gli accenti di tastiera suonati sulle ottave alte e i ritmi frenetici di batteria. La chiusura è l’inquietante “Heat”, quasi spettrale, ma molto cupa, riecheggiando gli anni di Berlino.

Il mio giudizio è senz’altro positivo, e senz’altro all’altezza di un artista come lui. Speriamo quindi di vederlo live almeno una volta quest’anno. In una parola, un album “elegante”.

Voto: 8/10

-          Matt

TRACKLIST:

1.       “The next day”

2.       “Dirty boys”

3.       “The stars (are out tonight)”

4.       “Love is lost”

5.       “Where are we now?”

6.       “Valentine's day”

7.       “If you can see me”

8.       “I’d rather be high”

9.       “Boss of me”

10.   “Dancing out in space”

11.   “How does the grass grow”

12.   “(You will) Set the world on fire”

13.   “You feel so lonely you could die”

14.   “Heat”

venerdì 22 febbraio 2013

NEWS: Le ultime sugli Strokes, secondo il bassista della band, Nikolai Fraiture by Matt

Nonostante gli Strokes avessero dichiarato di non voler esprimersi riguardo il nuovo album in uscita a marzo, ‘Comedown Machine’, con nessun media, tramite twitter, un fan riesce a convincere il bassista della band americana, Nikolai Fraiture, ad interagire con DJ Lowe di BBC Radio 1 durante il suo show la notte del 21 febbraio. Ecco un breve riassunto di ciò che è emerso.

“Avevamo finito il tour e avevamo queste canzoni, alcune lasciate indietro da prima, altre nuove. Abbiamo fatto delle prove all’Electric Lady e ci sembrava funzionassero, e abbiamo deciso di andare avanti. E’ stato toccata e fuga per un po’ con un diversi posti, finché non siamo finiti agli Electric Lady di NY. Abbiamo registrato 10 - 11 canzoni e c’era altra carne sul fuoco. Abbiamo discusso e ci siamo accordati sui dettagli, come ai vecchi tempi. E’ uno studio leggendario, e non è troppo distate da noi, a parte per Nick, che vive a Los Angeles, ma ha viaggiato per registrare”
Album art di "Comedown Machine"
Riguardo la possibilità di suonare live, Fraiture non si è voluto sbilanciare: “Non lo so. Mi piacerebbe andare in tour, ma devo dire che non ci sono date in  programma al momento”

Parlando invece del clima all’interno della band, il bassista ha fatto trapelare un dettaglio su Julian Cablancas, il quale ha registrato le sue parti insieme al resto del gruppo, a differenza di quanto accaduto con l’ultimo album, ‘Angels’. Ha poi aggiunto: “E’ strano vedere che scrivere nuova musica non sembri più una cosa naturale come nel passato, ma per noi postare nuova musica online una volta pronta sembrava la cosa più giusta da fare. Al momento, abbiamo appena finito l’album, e sono positivo riguardo  il clima all’interno della band. Spero che continui tutto così”.

Il nuovo album degli Strokes sarà disponibile in Regno Unito ed Europa a partire dal 25 marzo; i due singoli che anticipano l'album sono già stati pubblicati sul soundcloud della band, lasciando i fans affezionati un po' perplessi. Voi che ne pensate? Trovate le due tracks qui sotto, basta cliccare

PLAY: The Strokes - One Way Trigger
PLAY: The Strokes - All The Time

[Matt] fonti NME.com

martedì 19 febbraio 2013

All The Unknown Beauty: Magical Mystery Tour - The Beatles by Giuse



PREMESSA:
È importante che leggiate questa introduzione.
Premetto che le mie analisi avranno come unico scopo quello di segnalare in modo soggettivo quali canzoni ho sempre sottovalutato ma che in realtà meritano molto di più rispetto all'anonimato in cui galleggiano, quindi non intendo fare recensioni varie, poiché potrei perdermi nei meandri della musica e delle sue armoniose sfumature. Non seguirò un ordine logico o cronologico ma semplicemente mi baserò su ciò che mi hanno trasmesso gli album.













Siamo giunti alla 3ª uscita, dopo l’amato “Rubber Soul” (cliccate per visualizzare il precedente articolo) parlerò dell’enigmatico e psichedelico “Magical Mystery Tour” (tecnicamente il 9°album).
Si dice che una delle criticità di compilazione della discografia dei Beatles derivi dal Magical Mystery Tour, ed è curioso notare che tale episodio sia occorso proprio in occasione della prima pubblicazione successiva alla morte di Brain Epstein, l'uomo che non permetteva imprecisioni nella carriera del gruppo. A mio parere ascoltando quest’album senza inserirlo in alcun contesto (contesto di cui parlerò a breve), si potrebbe dire che è uno tra i migliore dei Beatles senza peccare di eresia. Contiene infatti non meno di cinque, forse sei loro capolavori assoluti. Non essendo però un progetto organico del quartetto, bensì la colonna sonora di uno dei loro film (il più debole e dilettantesco secondo molti) addizionata, per iniziativa della casa discografica d’oltreoceano (Capitol Records), con brani di prima qualità che in quell’anno erano preventivamente usciti come singoli, è il caso forse di soprassedere da un simile giudizio. 


Ho menzionato la parola film , ebbene si, non avevo mai trattato questo argomento in questa rubrica per non andare troppo fuori tema ma per quest' album mi sembra doveroso dare qualche spiegazione in più.

Magical Mystery Tour Bus
Inerente al Magical Mystery Tour  possiamo dire che dopo “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band”, McCartney decise di voler creare un nuovo film dei Beatles. Il film in origine doveva essere di tipo semi-documentaristico e varie persone (tra cui lo zio di Lennon, Charlie) vennero ingaggiate per girarlo e vennero fatte viaggiare su un autobus multicolore che, partito da Londra, attraversò gran parte dell'Inghilterra meridionale. Il progetto venne alla fine completato, ma venne abbandonata l'idea del documentario poichè durante le riprese, un numero sempre maggiore di persone e automobili seguirono il pullman o vi si arrampicarono, al fine di vedere le persone e gli idoli che vi erano dentro, causando non pochi problemi di ordine pubblico. Lo spettacolo terminò con l'ira di Lennon, che strappò dal pullman la scritta Magical Mystery Tour. I Beatles decisero quindi di salvare il salvabile delle riprese cittadine, e si spostarono in aperta autostrada e campagna per completare il film.

Magical Mystery Tour, il cui progetto era stato discusso con Brian Epstein, prese forma subito dopo la morte dello storico manager del gruppo, e vi furono molte speculazioni da parte dei critici su come la sua scomparsa avesse condizionato la qualità dell'opera cinematografica. Il film non fu in effetti accolto positivamente dalla critica né dal pubblico, anche se in seguito è stato in parte rivalutato: come riferito da McCartney, Steven Spielberg ha in seguito affermato che la pellicola era tenuta in gran conto presso la scuola di cinematografia che il regista statunitense frequentava. Dobbiamo però precisare che il film venne definito presuntuoso e sconnesso, ma se fosse stato trasmesso a colori anzichè in bianco e in nero(era un viaggio psichedelico, in fondo, un esperimento si surrealismo pop di massa) avrebbe ricevuto un'accoglienza diversa.



Per non fare confusione dobbiamo subito precisare che del Magical Mystery Tour furono pubblicate due versioni in due formati diversi: LP( 27 novembre 1967 USA) ed EP (8 dicembre 1967 Gran Bretagna, Germania, Spagna, Francia, Australia, Giappone).
Sappiamo che la storia ha consacrato la versione americana del disco come l’unica a restare sul mercato. L’originale doppio EP (Extended Playing, formato tipicamente britannico presto caduto in disuso) voluto dai Beatles e comprendente le prime sei canzoni, ovvero quelle effettivamente usate per il film, è da tempo cimelio per antiquariato musicale. Al contrario del film, l'album (LP) ebbe un grande successo, fu nominato al Grammy Award come miglior album nel 1968, e salì nelle prime posizioni delle classifiche di vendita di gran parte del mondo (negli USA restò in prima posizione per 8 settimane consecutive). Oltre alla maggiore comodità all'ascolto, l'LP aveva il vantaggio di aggiungere almeno tre pezzi straordinari come “Strawberry Fields Forever”, “Penny Lane” e “All You Need Is Love”, oltre alle orecchiabilissime “Hello, Goodbye” e “Baby, You're A Rich Man”. Il lato A comprende una title track di grande effetto(Magical Mystery Tour), efficacemente arrangiata, Lennon ed Harrison al massimo della propria psichedelia(I Am The Walrus e Blue Jay Way), McCartney nel pieno della propria versatilità (The Fool On The Hill ) e l'unico brano strumentale dell'intera discografia dei Beatles (Flying). Se si aggiunge che, nello stesso anno, i quattro pubblicarono anche altri 13 brani, inclusi nell'LP più famoso di sempre (Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band), ci sono solidi argomenti per chi indica il 1967 come l'anno d'oro del gruppo. Magical Mystery Tour fu però anche l'ultimo album realizzato prima dell'insorgere dei dissidi che di lì a qualche anno avrebbero portato allo scioglimento del gruppo.

Ricapitolando: La versione “Long Play”(LP) del Magical Mystery Tour è divisa in due parti: la prima contiene la colonna sonora del film, mentre la seconda è una raccolta di singoli.



Qualche dato

Pubblicazione:
LP Stereo: 27 novembre 1967
EP: 8 dicembre 1967


Tracklist LP/CD:

LATO A
1. Magical Mystery Tour (Lennon/McCartney)
2. The Fool On The Hill (Lennon/McCartney)
3. Flying (Harrison/Lennon/McCartney/Starkey)
4. Blue Jay Way (Harrison)
5. Your Mother Should Know (Lennon/McCartney)
6. I Am The Walrus (Lennon/McCartney)
LATO B
1. Hello, Goodbye (Lennon/McCartney)
2. Strawberry Fields Forever (Lennon/McCartney)
3. Penny Lane (Lennon/McCartney)
4. Baby You're A Rich Man (Lennon/McCartney)
Parte del cast durante una delle riprese sul bus
5. All You Need Is Love (Lennon/McCartney)


Tracklist Doppio EP:

Disco 1
Lato A

1. Magical Mystery Tour (Lennon/McCartney)
 2. Your Mother Should Know (Lennon/McCartney)
Lato B

3. I Am The Walrus (Lennon/McCartney)

Disco 2
Lato A

1. The Fool On The Hill (Lennon/McCartney)
2. Flying (Harrison/Lennon/McCartney/Starkey)
Lato B

3.Blue Jay Way (Harrison)


A mio parere si  sente la coerenza e la coesione del lato A rispetto alla “mezcla”di singoli che si trovano nel lato B ma vorrei comunque analizzare tutto ciò come un’unica entità e devo dire che oltre alle conosciutissime  I Am The Warlus”, “Strawberry Fields Forever”,The Fool On The Hill”e All You Need Is Love” ho trovato molto interessanti e curiose altre canzoni(anche se già famose) come: Magical Mystery Tour”(title track), “Your Mother Sould Know”, “Hello, Goodbye”, “Penny Lane” e “Baby You’r a Rich Man



Magical Mystery Tour
La title track del terzo, discusso film dei Beatles è l'unica a non essere stata pubblicata come singolo, a differenza delle precedenti “A Hard Day's Nighted “Help! e della successiva Let It Be. Questo importante elemento dà già una chiara indicazione del fatto che Magical Mystery Tour non sia tanto una canzone quanto un'ouverture appositamente studiata, e al tempo stesso introduce le anomalie di questo progetto (un breve film per la TV anzichè un normale lungometraggio per il cinema, accompagnato da un EP anzichè un album) rispetto ai precedenti film del gruppo. Tutto nasce durante un viaggio in America, McCartney era rimasto impressionato dall'autobus dipinto a colori e disegni psichedelici dei Merry Pranksters, un gruppo di hippies che si era raccolto in California, a partire dal 1964, attorno alla figura dello scrittore Ken Kesey (autore tra l'altro di Qualcuno volò sul nido del cuculo). Incrociando questa scoperta con il ricordo dei Mystery Tour della sua infanzia, concepì una canzone che, come la precedente “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (anch'essa ispirata alla creatività degli hippies americani) poteva diventare il filo conduttore del prossimo progetto dei Beatles.

Parte del cast 
"John e io ci ricordavamo di questi viaggi del mistero, e pensavamo che fossero un'idea affascinante: partire in autobus senza sapere dove si sarebbe andati. Romantico e anche piuttosto surreale! viaggi in autobus in cui si partiva e si tornava in giornata, senza sapere dove si era diretti. [...] Normalmente si finiva per bere e cantare un sacco di canzoni. [...] Così abbiamo usato questo spunto come base per la canzone e per il film", disse McCartney a Barry Miles.



Nel corso del volo di ritorno in patria, Paul abbozzò uno spunto approssimativo della canzone, basato sul concetto da “imbonitore” che da un lato gli era stato ispirato dall'altro ricordo d'infanzia del circo, che lo affascinava con le sue stranezze ("la donna barbuta, la pecora con cinque gambe", raccontò sempre a

Miles), dall'altro era una costante della produzione di Lennon/McCartney.

Portata in studio in forma ancora embrionale quando l'album “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band era stato appena concluso e non ancora pubblicato, fu completata in fretta e, a quanto pare, con l'attiva collaborazione di tutti e 4 i Beatles. Tonalmente ambigua, la canzone si apre con un'introduzione di 6 battute in Mi Maggiore, prima di passare a una strofa di 16 battute composta da 4 ripetizioni della stessa frase di 4 battute. Questa soluzione è atipica per McCartney e sembra suggerire la mano di Lennon o la composizione in studio; d'altra parte, l'imprevisto Sol Maggiore della terza battuta sembra un tipico tratto della disinvoltura armonica di Paul.
Il ritornello, che comporta anche una brusca variazione di tempo, modula alla tonalità di Re Maggiore (anticipata in qualche modo dal Sol Maggiore presente nella strofa). A complicare ulteriormente le cose, dopo una ripetizione, segue uno strano bridge strumentale di 10 battute di nuovo in Mi Maggiore, complesso armonicamente e caratterizzato da insistiti ritmi interni, a sua volta seguito da un'ultima strofa eseguita a tempo inferiore. Due ritornelli finali e una coda che riprende il tono dell'intermezzo strumentale chiudono questo efficace brano d'atmosfera.
La sessione per le sovraincisioni di fiati fu così disorganizzata che uno dei musicisti, spazientito, scrisse di proprio pugno un'idea per l'arrangiamento che, rapidamente sviluppata da McCartney e George Martin, divenne quella definitiva.
Nonostante ciò, il pezzo è musicalmente valido e adatto allo scopo, e può reggere il confronto, in termini di creatività ed efficacia, con l'analogamente funzionale apertura che “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band fornisce all'omonimo album. Meno riuscita è la parte testuale: mentre Sgt. Pepper's suscita una transgenerazionale simpatia, Magical Mystery Tour, nonostante il doppio livello di lettura, risulta deludente ad entrambi i propri target.



Come argomentò McCartney, l'aggettivo "magico" fu aggiunto al viaggio del mistero per creare l'impressione di qualcosa di più surreale, mentre i riferimenti a "take you away", "dying to take you" e il viaggio in generale sarebbero allusioni alla droga, che permettevano alle "persone ordinarie" di prendere il tour come una semplice ma spensierata gita in autobus. Il fiasco di Magical Mystery Tour viene solitamente ascritto al film piuttosto che all'EP. Ciò è vero, ma limitante Magical Mystery Tour mostrò soprattutto che i Beatles non erano infallibili, e la loro capacità di anticipare sempre i tempi sembrò momentaneamente svanita. Anche se in realtà ciò è dovuto al fatto che tra la composizione e la pubblicazione della canzone erano passati 8 mesi (durante i quali le posizioni degli hippies stavano rapidamente cambiando), la verità è  soprattutto che la generazione che raccoglieva il maggior numero di acquirenti di dischi stava perdendo compattezza, e non accettava più di identificarsi sotto un unico denominatore. Così, per gli hippies radicali, l'intero progetto di Magical Mystery Tour era frivolo, per coloro che ancora vivevano nella Summer Of Love di cattivo gusto, mentre i fans storici non perdonarono ai Beatles la totale assenza di canzoni d'amore.



Your Mother Should Know
Scritta da Paul McCartney, Your Mother Should Know è una delle poche canzoni dei Beatles ad apparire incompiuta. La splendida melodia della sezione strofa/ritornello la pone al livello di altri esperimenti del suo autore in stile retrò (When I'm 64, Honey Pie), ma la mancanza di una sezione a contrasto, qui sostituita da un armonicamente banale bridge strumentale di 6 battute, si fa ben presto sentire, nonostante la canzone non raggiunga i due minuti e mezzo di durata.
Un simile difetto è assai infrequente nella produzione dei Beatles e, trai brani finora registrati dal gruppo, è particolarmente evidente in “Nowhere Man di Lennon.
Scritta da McCartney nella propria abitazione londinese, mentre sua zia Jin, suo zio Harry ed altri parenti erano in visita da lui. Secondo Paul, fu proprio l'atmosfera familiare ad ispirare l'umore generale del brano, anche se il testo ruota in modo così decisivo attorno al titolo .
La melodia in stile music hall è sorretta da un accompagnamento dominato dalle tastiere, dalla bella frase di basso di McCartney e dal rullante militaresco di Starr. L'armonia presenta l'ennesima dimostrazione dell'amore dei Beatles per le alternanze maggiore/minore, che qui però è camuffata grazie a una progressione fluida. Il testo ha il suo momento più felice nella strofa che rinuncia alle parole per creare un'efficace sensazione diegetica.


Scena tratta dal film.
Nel film la canzone è associata alla scena in cui i Beatles, vestiti da cantanti da Casinò, cantano scendendo da una lunga scala, con una coreografia alla Busby Berkeley. Il fatto che tutti portino all'occhiello un garofano rosso, tranne McCartney il cui garofano è nero, alimentò notevolmente e forse deliberatamente, come la scritta "Love the 3 Beatles" sulla grancassa di Starr in una delle foto del libretto che accompagnava l'EP “Magical Mystery Tour  le voci riguardo alla leggenda metropolitana Paul is dead.
Il fatto che i Beatles iniziarono un rifacimento (poi abortito) lascia il dubbio che loro per primi ebbero la sensazione che avrebbero potuto fare qualcosa di meglio con Your Mother Should Know, e in effetti, sebbene la canzone sia comunque assai gradevole, lascia una certa amarezza per quanto avrebbe potuto essere migliore.

Durante la prima giornata di lavoro sul brano, che si tenne ai Chappell Recording Studios perchè quel giorno Abbey Road non era disponibile, il manager dei Beatles Brian Epstein fece visita ai Beatles per l'ultima volta. Cinque giorni più tardi sarebbe tragicamente scomparso, accelerando esponenzialmente il processo di disgregazione del gruppo.



Hello, Goodbye
Hello, Goodbye è la prima canzone pubblicata dopo la scomparsa del manager dei Beatles, Brian Epstein, è un allegro motivetto di Paul McCartney che non potrebbe essere più distante dalla tenebrosa canzone del lato B, l'ipnotica “I Am The Walrus” di Lennon. Tuttavia, Hello, Goodbye non è tanto più semplice ed elementare del precedente singolo dei Beatles, “All You Need Is Love”. Proprio l'istantanea, orecchiabile composizione di Lennon potrebbe aver spinto McCartney a scrivere qualcosa di altrettanto immediato e internazionalmente comprensibile. Questa ipotesi è però smentita dai ricordi di Alistair Taylor, assistente personale di Epstein, che aveva chiesto a McCartney come faceva a comporre canzoni. Per tutta risposta, Paul si sedette all'armonium della propria casa a Cavendish Avenue, invitando Taylor a sedersi accanto e dicendogli: "Ora suona un tasto qualunque, e io farò lo stesso. E quando dirò una parola, tu di' il contrario e ci costruirò sopra un motivo". Paul iniziò con "nero", Alistair rispose con "bianco", e i due proseguirono con varie alternanze, tra cui quella che diede titolo della canzone. "Mi chiedo se Paul davvero scrisse la canzone in quel momento, o se fosse qualcosa che aveva già in testa", scrisse poi un incredulo Taylor rievocando questo episodio.


Le liriche del brano Hello, Goodbye di McCartney
Comunque siano andate le cose, Paul era soddisfatto del risultato, che trattava in modo disimpegnato il fondamentale tema del dualismo, sul quale ritornerà poi, in modo più profondo, con la successiva “Ebony And Ivory” cantata con Stevie Wonder. "È un tema fondamentale dell'universo: bianco/nero, uomo/donna, alto/basso, giusto/sbagliato, su/giù, ciao/addio era facile da scrivere, e io interpretavo tutte le accezioni positive. Tu dici addio, io dico ciao, tu dici fermati, io dico vai. Sostenevo la parte positiva degli opposti, e lo faccio ancora".

Di tutt'altro avviso Lennon, che attaccò la canzone a più riprese, definendola "3 minuti di contraddizioni e contrapposizioni senza senso", ma anche (parlando di come Revolution fosse stata di nuovo relegata sul lato B), "una merda". Non questo risentimento, ma un evidente uso di stupefacenti appare nella performance di Lennon durante i 4 filmati promozionali del brano, diretti da McCartney e vietati in Gran Bretagna per le severe regole del sindacato musicisti sull'utilizzo del playback.

Foto presa dallo storico video a colori di Hello, Goodbye
Dal punto di vista artistico, è evidente che Lennon aveva tutte le ragioni di essere risentito per essere stato assai immeritatamente dirottato sul lato B (un risentimento che crescerà negli anni, con le successive Revolution, “Across The Universe”,Don't Let Me Down”), ma la scelta era commercialmente astuta. La scena musicale si stava frammentando in numerosi generi e sottogeneri, che spesso entusiasmavano una piccola fetta di pubblico, lasciando disorientato il resto degli ascoltatori. In questo contesto, la conservatrice e orecchiabile Hello, Goodbye poteva ambire a un target molto più trasversale, che infatti conquistò, mantenendosi al primo posto delle classifiche per 7 settimane, coprendo l'intero (e ricco) periodo natalizio.
L'arrangiamento tra il meglio dalla sequenza discendente del basso, contrapponendole una scala ascendente di chitarra che, come gli scaltri cori di Harrison e Lennon, creavano un'atmosfera allegra e spensierata: in poche altre canzoni McCartney si avvicina con altrettanta efficacia al linguaggio espressivo di Brian Wilson per i Beach BoysMolto dell'entusiasmo del brano viene dall'azzeccata pulsazione ritmica, ma Hello, Goodbye deve parte della sua notorietà anche al cosiddetto "finale Maori", nato direttamente in studio. Con questa soluzione Hello, Goodbye si aggiunge ai pezzi dei Beatles che hanno un doppio finale: un elenco che include anche “Strawberry Fields Forever”, “Helter Skelter e la postuma “Free As A Bird”.



Penny Lane
Se “Revolver” aveva un difetto, esso va ricercato probabilmente nel suo essere eccessivamente eterogeneo. Naturalmente, ciò può anche essere considerato un pregio: non sono molti gli artisti che possono permettersi di spaziare, con simili risultati, in tanti terreni musicali differenti: pop, rock, blues, pischedelia, soul e anche la musica etnica con “Love You To” di Harrison.
I Beatles però sapevano che in “Revolver”, come nei loro dischi precedenti, le canzoni erano state messe insieme solo per le consuete, martellanti esigenze di pubblicazione (il che spiega perchè ci siano tre canzoni di Harrison e come mai Lennon si affannò all'ultimo momento, per fornire “She Said She Said”).

Volendo fare qualcosa di più meditato, cercarono dunque un tema comune per il prossimo album, così da avere una coerenza non sul piano musicale (dato che nessuno di loro voleva rinunciare alla possibilità di usare più linguaggi espressivi), ma contenutistica.




"Strawberry Field" era il nome di un orfanotrofio situato in Beaconsfield Road, Woolton, Liverpool, vicino alla casa d’infanzia di Lennon.
Lennon e i suoi compagni di giochi erano soliti giocare nel giardino alberato dietro l’edificio.
Quando Lennon portò in studio la sua “Strawberry Fields Forever”, McCartney quasi immediatamente rispose con Penny Lane. A questo punto, il tema del prossimo disco era stabilito: l'infanzia liverpooliana dei Beatles. Il successivo brano portato in studio fu “When I'm 64”, che, con la voce trattata per farla sembrare quella di un ragazzino ben più giovane del 24enne Paul, poteva essere in linea con l'idea di base.
Sfortunatamente, la EMI (che già aveva di malavoglia acconsentito a pubblicare una raccolta antologica “A Collection Of Beatles Oldies (But Goldies!)” in sostituzione del secondo disco del '66), reclamava materiale per un prossimo singolo. Interpellato da Brian Epstein, George Martin disse che le canzoni migliori a disposizione erano “Strawberry Fields Forever” e Penny Lane. Fu così che i due brani uscirono come nuovo singolo del gruppo, azzerando di fatto il progetto del nuovo LP. Martin ricorda questa decisione come il suo peggior errore durante gli anni di collaborazione con i Beatles.

Penny Lane, che veniva esplicitamente citata nelle prime versioni del testo di “In My Life”, era in lista come possibile titolo di canzone già da anni. Alla fine fu McCartney a scriverla, sul suo pianoforte verticale colorato a tinte psichedeliche. La musica rappresenta una delle più stupefacenti costruzioni musicali del suo autore, con un'ariosa strofa in Si Maggiore che passa rapidamente ( e molto espressivamente) alla relativa minore, prima di rigirarsi sulla dominante e modulare ad un ritornello in La Maggiore attraverso un enfatico Mi Maggiore sulle parole “very strange”.

Sorretta da una frase di basso semplicemente straordinaria, la canzone adotta un tradizionale schema strofa-strofa-ritornello ripetuto 3 volte, concedendosi un supplementare ritornello conclusivo alzato di un tono rispetto agli altri. La seconda strofa prima del secondo ritornello sostituisce il cantato con un assolo di cornetta (un ottone simile alla tromba) in gran parte suggerito da McCartney, che era stato ispirato dall'ascolto del secondo concerto bradeburghese di Bach. 


Il testo fotografa invece la pulsante vita quotidiana di “Penny Lane”, che era sì una strada di Liverpool, ma indicava in senso più ampio un'intera zona, nella quale davvero c'erano il barbiere (Bioletti's) che esponeva le immagini di acconciature e la banca. La caserma dei pompieri si trovava qualche centinaio di metri più avanti. Il testo contiene anche una volgare espressione liverpooliana per indicare il genere femminile (finger pie), che rappresenta uno dei contributi lennoniani in quella che è fondamentalmente, una canzone interamente di McCartney molto più di quanto Strawberry Fields Forever sia del solo Lennon.




Baby You’re a Rich Man

Originariamente destinata all'album “Yellow Submarine”, il che equivaleva ad affibbiarle lo status di scarto. Baby You're A Rich Man guadagnò assai maggiore visibilità venendo pubblicata come lato B di “All You Need Is Love”, e, poco dopo, sull'edizione americana (ben presto ripresa quasi ovunque) di “Magical Mystery Tour”.
Composta di una strofa di 11 battute scritta da Lennon e di un ritornello in 12 battute di McCartney, la canzone appartiene al piccolo sottogruppo di brani nati dall'unione di frammenti scritti separatamente dai due autori: un insieme che conclude pochi brani, ma in alcuni casi gloriosi, come “We Can Work It Out” e “A Day In The Life”. Anche in questo caso la sezione di McCartney è insolitamente orizzontale, essendo in pratica costituita da una sola nota. Al contrario, la strofa di Lennon è piuttosto sinuosa, benchè si muova sempre attraverso intervalli minimi.

L'arrangiamento è dominato dall'eccellente frase di basso di Paul e dal clavioline (un antenato del sintetizzatore, inventato da Constant Martin nel 1947) di Lennon. Il testo, che fa riferimento alla "beautiful people" della Swingin London, esprime uno stato d'animo non distante da quello che pervade “And Your Bird Can Sing”, ma è, nello spirito del 1967, meno aggressivo, salvo diventare piuttosto sgradevole nella parte di McCartney.

La frase chiave del testo è comunque "now that you know who you are/what do you want to be?", un distico che, come il più celebrato "what do you see when you turn out the light/I can't tell you but I know it's mine" di “With A Little Help From My Friends” mostra l'incredibile capacità di Lennon di creare versi pregni di significato quasi senza accorgersene.
Assai meno intrigante, ma non confermato, il fatto che in uno dei ritornelli finali Lennon sostituisca "you're a rich man too" con "you're a rich fag jew" (sei un ricco finocchio ebreo), un pesante riferimento all'omosessualità del manager Brian Epstein.


Scena tratta del film, in cui i Fab4  eseguono il brano "I Am The Warlus"
Credo che il progetto del Magical Mystery Tour (Album/Film ) debba essere inteso come un'esplosione di colori e di suoni, ma bisogna ricordarsi di tenere a mente il periodo storico e il contesto culturale nel quale i Fab4 hanno lavorato a questo progetto. Un Tour nella mente umana, nei colori della vita e nella felicità che scaturisce dall'abbondanza di allegria, ma anche riflessioni personali e ricordi dei luoghi della nostra gioventù, questi sono gli ingredienti perfetti per un lavoro sublime.
Sono veramente contento di aver intrapreso questo viaggio nel mondo dei Beatles e spero di avervi trasmesso ciò che il Magical Mystery Tour ha trasmesso a me.
Informazioni prese da documenti cartacei e siti online tra cui la maggior fonte: "Pepperland" 
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-Giuse