martedì 30 ottobre 2012

Intervista ai Garden of Alibis


Sabato 27 settembre, noi di Newtopia abbiamo partecipato alla seconda Indiescutibile Night, alle Officine Sonore di Vercelli. La serata ha visto come headliners i Garden of Alibis, band di Torino con cui abbiamo avuto il piacere di fare una chiacchierata nel post-show. Con noi ha parlato il Vladimiro, gentilissimo a concederci l’intervista.

NEWTOPIA : Innanzitutto complimenti per la performance, veramente energica e di impatto. Il sound ci ha molto colpiti.

GARDEN OF ALIBIS (VLADIMIRO): Grazie

N: Per iniziare, ti vorremmo chiedere di presentare la band a chi non vi conosce, farci un po’ recap della vostra carriera, come siete arrivati qui, e da quale scena provenite.

GoA: Beh, intanto siamo di Torino, e che dire… Suoniamo penso da dieci anni assieme, insomma eravamo piccolini… E’ inutile dire che vogliamo fare questo nella vita, vi dedichiamo quasi la totalità della giornata, e ritagliamo qualche spazio per andare all’università. Un po’ di mesi fa, a maggio, abbiamo deciso di fare uscire il nostro primo disco: è un disco nato nell’ultimo anno e mezzo sostanzialmente, ma è frutto di una crescita. Ci siamo subito interrogati ovviamente sul da farsi… Saprete tutti che la discografia non esiste più, ma questo non vuol dire che non esista più la musica; non esiste più un certo modo di fare business sulla musica, forse è stato sostituito da un altro, o forse lo sarà, perché il processo è lungo. Questo non vuol dire che ci si debba arrendere. Questa è un po’ forse la cifra nostra. Noi abbiamo deciso di provare a fare un’operazione un po’ diversa sul disco: ci siamo presentati da xL di Repubblica. Siamo andati da loro e gli abbiamo proposto una cosa molto semplice: “Noi troviamo chi riesce a pagarci 10/15 mila copie del disco, possiamo regalarle allegandole alla vostra rivista?”. E’ un mensile, e sostanzialmente chi lo legge si interessa di musica… Loro hanno ascoltato il disco e sono stati entusiasti. A quel punto, colpo di scena, ci hanno richiamati una settimana dopo dicendoci che alle nostre 15 mila copie avrebbero aggiunto 40 mila copie messe da loro, e alla fine ne abbiamo distribuite 50/60 mila… Un numero senza senso, perché di solito uno stampa un disco a casa, e ne può distribuire tipo 500 copie, ma perché le vende, noi invece le abbiamo regalate perché abbiamo deciso di fare un’operazione di diffusione. Da lì è partito qualcosa di bello per noi, perché c’è stata una crescita enorme. Ci hanno chiamato molto per suonare, siamo stati prevalentemente all’estero. Queste sono le prime date che facciamo in Italia, e ne seguiranno quattro o cinque quest’inverno. Tra quest’estate e settembre siamo stati a Berlino (due volte), Bruxelles, Parigi, Glasgow, Londra, Barcellona: ci sentiamo molto cittadini europei, perché alla fine per la musica che facciamo, i capitali investiti nella musica non sono qui, e neanche il pubblico. Questo non vuol dire che il pubblico qui [in Italia, NdR] non possa esserci. Quando vai a vedere band come i Killers o i Mumford and Sons, il pubblico c’è. Forse il problema è che c’è un establishment musicale che non ha ancora capito come fare i soldi con gli spettacoli, dico fare soldi perché quella è una parte fondamentale di questo mondo.


 N: Dunque, parliamo delle vostre influenze, e delle vostre band di riferimento… Da dove prendete principalmente l’ispirazione?

 GoA: Io ti dico cosa ascoltiamo, che noi prendiamo ispirazione o siano veri e propri riferimenti, non lo so, nel senso che questa domanda è sempre molto difficile. Noi cerchiamo di fare una musica il più personale possibile, non so se ci riusciamo, ma comunque ci proviamo. Noi abbiamo ascoltato tanto e sempre i Rolling Stones, David Bowie… insomma musica non “recentissima”; negli ultimi tre-quattro anni,  come “aggiornamento”, abbiamo ascoltato di più cose nuove, tipo i Kings of Leon, i Killers, adesso stiamo ascoltando tanto i Two Door Cinema Club, Mumford and Sons, gli Snow Patrol, i Coldplay tantissimo…

 N: Infatti devo dire che i vostri riff di chitarra mi hanno ricordato molto l’ultimo album dei TDCC, ho percepito un richiamo… Ma il sound è comunque risultato personale…

 GoA: Ecco sono contento, perché poi le cose si sentono, l’importante è non suonare un “canovaccio”, non suonare una musica fatta di parti già pre-confezionate. Noi cerchiamo di essere personali, ma è ovvio che quello che ascolti ti influenza.

 N: Esatto! Parliamo ora dei progetti per l’immediato futuro… Puntate all’Italia o nuovamente all’estero?

 GoA: Abbiamo un progetto fighissimo, che stiamo mettendo in ordine, si chiama “Homeless Tour”, e sarà un tour in Italia nelle case. Non suoneremo nei locali, ma in venti case di venti regioni (venti capoluoghi), e faremo delle feste sostanzialmente private.

 N: Interessante l’idea… Un rapporto ancora più diretto con i fans… Come avete fatto a realizzare questo progetto?

 GoA: i fans di xL, sono moltissimi, ci hanno scritto su Facebook, noi li abbiamo schedati, contattati e abbiamo, in via prima informale, e poi formale, lanciato un contest per candidare la propria casa, per fare una selezione per regione, alla ricerca di qualcosa di nuovo, che possa affezionare veramente il pubblico, piuttosto che il concerto organizzato direttamente dal booking.

 N: Molto bello appunto, come abbiamo già detto, un rapporto diretto con i fans…

 GoA: Più che altro, noi parliamo molto con i fans che ci scrivono, perché è una cosa fondamentale creare un rapporto con loro nell’epoca dei social network.

 N: Un' ultima domanda veloce: una parola per descrivere i Garden of Alibis.

 GoA: Noi siamo prevalentemente affezionati l’uno all’altro, siamo cresciuti insieme, quindi siamo un po’ dei fratelli, viviamo l’arco della giornata insieme…

 N: Quindi potremmo dire “fratellanza”?

 GoA: La fratellanza e l’amicizia sono i due ingredienti fondamentali.


Ringraziamo quindi ancora una volta Vladimiro per la disponibilità, e facciamo un in bocca al lupo ai GoA per il futuro. Un ringraziamento speciale anche a Vinny di indiescutibile.it che ha reso possibile l’intervista.

Garden of Alibis:
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