The Smiths, My Bloody Valentine, tagli a scodella, stivaletti a punta... 5
classici look indie analizzati dall'autore di A scene in between,
Sam Knee.
L'esperto di look indie rock Sam Knee ha
chiaramente lasciato una parte di sé negli anni '80, come emerge dal suo libro A Scene In Between: Fashion And Independent Music in the UK 1983-89.
Nelle le sue 193 pagine è possibile scorgere foto di gruppi come My Bloody Valentine,
The Smiths, The Jesus And Mary Chain, The Pastels e molti altri del decennio
degli show di John Peel. "Nove volte su dieci un giovane indie rocker era
o uno studente o un disoccupato, o entrambe le cose, come me", riflette
Knee. "Riuscire ad avere qualsiasi tipo di look era un obbiettivo da raggiungere a basso, basso
budget... Che cosa diceva la gente delle persone che vestivano in questo modo?
Li apostrofavano come anti-fashion, outsiders, forse lettori nerd,
vedendoli cozzare decisamente contro il pessimo
stile yuppie e mainstream di Duran Duran e Dire Straits..."
1. ROBERT HAMPSON dei LOOP
Il frontman degli indierockers londines a Bristol, 1987 (foto di James Finch)
Analisi del look di Sam Knee: "I
capelli tagliati a scodella, che ancorano nettamente alla realtà terra-terra. E
un paio di malconci stivali Chelsea a punta, con un po' di tacco, spesso
acquistati da Shelley o Johnson. Dagli stivali ci possiamo spostare più in
alto, incontrando jeans attillati, di pelle, in caso fossi
benestante o amico di Alan McGee, o patito di sartoria. Comunque indossando
degli stivaletti, si comunicava già un determinato messaggio, e si potevano indossare più o
meno con tutto."
2. THE JESUS AND MARY CHAIN
Londra, 1985 (foto di Nick Alliport)
Analisi del look di Sam Knee: "I JAMC
indossavano il look 'pantalone di pelle' anche come simbolo di appartenenza al
gruppo di artisti sotto contratto con la Creation records, diventando un po' i
pionieri di tale look. Erano minacciosamente cool: giacche di pelle
larghe e trasandate, camicie a quadrettoni, molto Amburgo fine anni '60.
In parte Velvet Underground, jeans neri stretti, occhiali da sole neri, jeans di
pelle, girocolli neri, stivali da motociclista, in parte King Hatreds, come li
descrisse una volta Stealing Morrison. Ci dovevano essere parecchi buoni
mercatini dell'usato a East Killbride."
3. THE SEA URCHINS
I Sea Urchins live al Mermaid Pub di Birmingham, 1986 (foto di Mick Gegheagan)
Analisi del look di Sam Knee:
"Chiaramente figli illegittimi di Stephen Pastel e Bobby Gillepsie, i Sea
Urchins hanno fatto il miglior uso possibile del look indie di nicchia di metà
anni '80. Questa foto è un'istantanea che cattura un momento specifico della
storia della moda giovanile inglese. La band, poco dopo il periodo a cui risale
la foto, ha virato poi verso uno stilepiù popart/mod. Ricordo di aver visto
il cantante James Roberts alla giornata della Do it for the kids creation
nell'88, vestito di bianco dalla testa ai piedi, alla John's Children, con
tanto di catena d'oro con medaglione.
Ricordo che suonarono un paio di show a Londra, uno alla serata di Jeff
Barrett al Black Horse di Camden, tutti 'frangetta, armonie e inni all'amore'.
Fico per un gruppo di ragazzi di Brum."
4. MY BLOODY VALENTINE
La line-up guidata da Dave Conway, Kentish Town, 1986 (foto di Ken Copsey)
Analisi del look di Sam Knee: "Avevano un look da famiglia-gang
grunge, credo che lo stessero veramente vivendo così. Ricordo di essere andato
ad un grande party squat in una casa in cui vivevano tutti insieme a Kentish
Town. La custodia del loro EP dell'86 (The New Record by My Bloody Valentine)
è perfetta, riassume e condensa il periodo d'oro dell'indie in un rabbioso
scatto. Per me dice tutto e anche di più. Lovelee Sweet Darlene è di
sicuro il loro momento di massima qualità e continua a riempirmi di felicità
anche ora."
5. THE SMITHS
Moles Club, Bath, Settembre 1983 (foto di Martin Whitehead)
Analisi del look di Sam Knee: "Il look
degli Smiths, che, ovviamente grazie al loro immenso successo, era lo stile
indie più diffuso, combinava larghe maglie fatte a camicia, jeans Levi 501s e
scarpe Dr. Martens. L'abbigliamento indie era delicatamente sovversivo se
insegnato nel modo corretto e applicato con precisione. Ce n'erano sicuramente
molteplici correnti, ma tutte condividevano l'entusiasmo dell'estraniazione,
del romanticismo e della protesta pacifica. Consisteva nel trovare diversi modi
per isolarsi e sopravvivere al di fuori dello sgargiante mainstream e dalle
realtà difficili dell'Inghilterra tatcheriana attraverso una poetica foschia
stile Rive Gauche. Ma il gioco stave nell'ottenere tutto ciò senza dimostrare troppa cura
nel ricercarlo."
Articolo originale di Ross Bennett, pubblicato il 17 settembre 2013 per mojo4music.com; tutti i diritti sono riservati ai rispettivi proprietari.
L’album di ritorno della formazione capitanata dall’ex Kyuss
Josh Homme è sicuramente uno dei più attesi di questo 2013. Durante il mese di
maggio, i QOTSA ci hanno regalato ben cinque video clip animati firmati dalla
coppia Boneface e Liam Brazier, che definire agghiaccianti è dir poco, e che
insieme compongono un cortometraggio di quindici minuti pubblicato in questi
giorni sul web.
Ma non è tutto. E’ dallo scorso autunno che si parla del
cast stellare che avrebbe collaborato a questo nuovo capitolo della storia
della band: da Sir Elton John, ad Alex Turner, passando per Trent Reznor e Dave
Grohl, senza dimenticarci dell’ex bassista dei QOTSA, Nick Olivieri. Proprio l’instancabile
Grohl ha registrato la maggior parte delle tracce di batteria dopo l’abbandono
di Joey Castillo, ritornando così a lavorare con la band dai tempi di ‘’Songs
of the Deaf”, in cui l’ex Nirvana era parte integrante della formazione.
Nonostante la mole di special guests però il focus è tutto
su Josh Homme, che guida la band (e l’ascoltatore) attraverso dieci pezzi
monolitici e solidi, ben costruiti tra chitarre in crunch e accenni di
pianoforte, in modo equilibrato in un alternarsi di brani potenti e lenti.
L’atmosfera che si respira è sicuramente oscura: un senso di
inquietudine incalzante fa da cornice a tutto l’album, in cui soprattutto nei
brani meno potenti, la band sembra essere sedotta dalle tenebre, e il risultato
finale è ipnotico a dir poco. Le partecipazioni come abbiamo detto ci sono, ma
non sono il piatto forte di questo lavoro, in cui abbiamo detto il vero
mattatore essere Josh Homme, che riesce a confermare ma senza riciclarsi
eccessivamente, prendendo dal passato, ma costruendo comunque un qualcosa di
nuovo, mantenendo il marchio di fabbrica caratteristico dei QOTSA, quel sound
che richiama immediatamente il deserto, ambiente naturale e rappresentativo
dell’album.
I featuring
principali dell’album sono questi:
-Nick Olivieri: vocals in Fairweather Friends e If I Had A Tail;
-Jake Shears (Scissor Sisters): vocals in Keep Your Eyes Peeled;
-Alex Turner (Arctic Monkeys):vocals, e chitarra in If I Had a Tail e I Appear Missing;
-Trent Reznor (Nine Inch Nails): vocals in Fairweather Friends e Kalopsia;
-Sir Elton John: piano e vocals in Fairweather Friends;
-Dave
Grohl: drumsin tutti I brani,
tranneKeep Your Eyes Peeled, I Sat by the Ocean, Kalopsia e la title track, suonate dal batterista precedente Joey Castillo, che ha lasciato la band
nell’autunno 2012.
Il suo ritorno lo scorso gennaio è stato come un fulmine a
ciel sereno, nessuno si aspettava un comeback del Duca Bianco così, dal nulla,
e in così grande stile. Il 2013 potrebbe proprio essere l’anno di Bowie, che rompe il silenzio durato
dieci anni circa per riemergere sulle scene, con un nuovo album che entra
direttamente alla numero 1 nella classifica ufficiale inglese, e con una mostra
di come non se n’erano mai viste, al celebre Victoria & Albert Museum di
Londra (“Bowie Is” è il nome dell’exposition).
E per non parlare dei rumors di settimana scorsa, secondo i quali in un
intervista a ‘Grazia’ la moglie Iman avrebbe fatto intuire che David potrebbe
tornare in tour, evidenziando come lei e la figlia non potessero seguirlo.
Ad ogni modo “The next day”, da fan di Bowie, mi ha lasciato
soddisfatto. Partiamo con un’analisi grafica: la cover, così come il retro, è
quella del celebre album “Heroes” ma
coperta da un quadrato bianco che contiene il titolo, in un modo che più
minimale non si può. Ma del Thin White Duke di Heroes in questo album c’è poco,
e questo mi fa molto piacere (non lo dico in senso negativo, spiegherò meglio a
seguito).
A livello di sound, è decisamente un album in pieno stile
Bowie, ma non lascia un sapore rétro in bocca, dimostrando di muoversi
sicuramente in acque familiari, ma senza ricadere nella scontatezza o nella scopiazzatura
dal passato. E’ forse proprio questa la caratteristica principale che emerge
dall’album: stando anche a quanto detto da Noel Gallagher negli ultimi giorni,
la forza di Bowie è stata quella di saper dimostrare, dopo così tanti anni, di
essere in grado di scrivere un album veramente bello, senza dover fare leva sul
passato per dimostrarlo. Il singolo del ritorno “Where are we now”, che anticipò l’album lo scorso 8 gennaio,
incarna perfettamente questo spirito; è un brano introspettivo e poetico, così
come la title track e “Love is lost”,
dove ci sono diversi riferimenti possibili alla vita privata del Duca di questi
anni, marcati dal ritiro e dall’infarto che lo ha colpito, e all’ ipotetica “malattia”
di cui avrebbe, secondo alcuni, sofferto. Brani più vivi ed energici sono invece “Valentine’s day”, “Boss of me” e
“You will set the world on fire” e il secondo singolo “The stars are out
tonight”. Ci sono pezzi un po’ più particolari, come “Dirty Boys” blues acido ed elettrico, o “If
you can see me now”, brano rapido quasi post-punk, con gli accenti di tastiera
suonati sulle ottave alte e i ritmi frenetici di batteria. La chiusura è l’inquietante
“Heat”, quasi spettrale, ma molto
cupa, riecheggiando gli anni di Berlino.
Il mio giudizio è senz’altro positivo, e senz’altro all’altezza
di un artista come lui. Speriamo quindi di vederlo live almeno una volta quest’anno.
In una parola, un album “elegante”.
Nonostante gli Strokes avessero dichiarato di non voler esprimersi
riguardo il nuovo album in uscita a marzo, ‘Comedown Machine’, con nessun
media, tramite twitter, un fan riesce a convincere il bassista della band
americana, Nikolai Fraiture, ad interagire con DJ Lowe di BBC Radio 1 durante il
suo show la notte del 21 febbraio. Ecco un breve riassunto di ciò che è emerso.
“Avevamo finito il tour e avevamo queste canzoni, alcune lasciate
indietro da prima, altre nuove. Abbiamo fatto delle prove all’Electric Lady e
ci sembrava funzionassero, e abbiamo deciso di andare avanti. E’ stato toccata
e fuga per un po’ con un diversi posti, finché non siamo finiti agli Electric
Lady di NY. Abbiamo registrato 10 - 11 canzoni e c’era altra carne sul fuoco.
Abbiamo discusso e ci siamo accordati sui dettagli, come ai vecchi tempi. E’
uno studio leggendario, e non è troppo distate da noi, a parte per Nick, che
vive a Los Angeles, ma ha viaggiato per registrare”
Album art di "Comedown Machine"
Riguardo la possibilità di suonare live, Fraiture non si è
voluto sbilanciare: “Non lo so. Mi piacerebbe andare in tour, ma devo dire che
non ci sono date inprogramma al
momento”
Parlando invece del clima all’interno della band, il
bassista ha fatto trapelare un dettaglio su Julian Cablancas, il quale ha
registrato le sue parti insieme al resto del gruppo, a differenza di quanto
accaduto con l’ultimo album, ‘Angels’.
Ha poi aggiunto: “E’ strano vedere che scrivere nuova musica non sembri più una
cosa naturale come nel passato, ma per noi postare nuova musica online una
volta pronta sembrava la cosa più giusta da fare. Al momento, abbiamo appena
finito l’album, e sono positivo riguardoil clima all’interno della band. Spero che continui tutto così”.
Il nuovo album degli Strokes sarà disponibile in Regno Unito ed Europa a partire dal 25 marzo; i due singoli che anticipano l'album sono già stati pubblicati sul soundcloud della band, lasciando i fans affezionati un po' perplessi. Voi che ne pensate? Trovate le due tracks qui sotto, basta cliccare
Premetto che le mie
analisi avranno come unico scopo quello di segnalare in modo soggettivo quali
canzoni ho sempre sottovalutato ma che in realtà meritano molto di più rispetto
all'anonimato in cui galleggiano, quindi non intendo fare recensioni varie,
poiché potrei perdermi nei meandri della musica e delle sue armoniose
sfumature. Non seguirò un ordine logico o cronologico ma semplicemente mi
baserò su ciò che mi hanno trasmesso gli album.
Siamo giunti alla 3ª uscita, dopo l’amato “Rubber Soul” (cliccate
per visualizzare il precedente articolo) parlerò dell’enigmatico e
psichedelico “Magical Mystery Tour” (tecnicamente il 9°album).
Si dice che una delle criticità di compilazione della
discografia dei Beatles derivi dal Magical Mystery Tour, ed è curioso notare
che tale episodio sia occorso proprio in occasionedella prima
pubblicazione successiva alla morte di Brain Epstein, l'uomo che non
permetteva imprecisioni nella carriera del gruppo. A mio parere ascoltando quest’album senza inserirlo in alcun
contesto (contesto di cui parlerò a breve), si potrebbe dire che è uno tra i
migliore dei Beatles senza peccare di eresia. Contiene infatti non
meno di cinque, forse sei loro capolavori assoluti. Non essendo però un
progettoorganico del
quartetto, bensì la colonna sonora di uno dei loro film (il
più debole e dilettantesco secondo molti) addizionata, per iniziativa della
casa discografica d’oltreoceano (Capitol Records), con brani di prima qualità
che in quell’anno erano preventivamente usciti come singoli, è il caso forse di
soprassedere da un simile giudizio.
Ho menzionato la parola film , ebbene si, non
avevo mai trattato questo argomento in questa rubrica per non andare
troppo fuori tema ma per quest' album mi sembra doveroso dare qualche
spiegazione in più.
Magical Mystery Tour Bus
Inerente al Magical Mystery Tour possiamo dire che
dopo “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band”, McCartney decise
di voler creare un nuovo film dei Beatles. Il film in origine doveva essere di
tiposemi-documentaristicoe varie persone (tra cui lo zio di
Lennon, Charlie) vennero ingaggiate per girarlo e vennero fatte viaggiare su un
autobus multicolore che, partito da Londra, attraversò gran parte
dell'Inghilterra meridionale. Il progetto venne alla fine completato, ma venne
abbandonata l'idea del documentario poichè durante le riprese, un numero sempre
maggiore di persone e automobili seguirono il pullman o vi si arrampicarono, al
fine di vedere le persone e gli idoli che vi erano dentro, causando non pochi
problemi di ordine pubblico.Lo
spettacolo terminò con l'ira di Lennon, che strappò dal pullman la
scritta Magical Mystery Tour. I Beatles decisero quindi di salvare il
salvabile delle riprese cittadine, e si spostarono in aperta autostrada e
campagna per completare il film.
Magical Mystery Tour, il cui progetto era stato
discusso con Brian Epstein, prese forma subito dopo la morte dello storico
manager del gruppo, e vi furono molte speculazioni da parte dei critici su come
la sua scomparsa avesse condizionato la qualità dell'opera cinematografica. Il
film non fu in effetti accolto positivamente dalla critica né dal pubblico,
anche se in seguito è stato in parte rivalutato: come riferito da
McCartney, Steven Spielberg ha in seguito affermato che la
pellicola era tenuta in gran conto presso la scuola di cinematografia che il
regista statunitense frequentava. Dobbiamo però precisare che il film venne definito presuntuoso e sconnesso, ma se fosse stato trasmesso a colori anzichè in bianco e in nero(era un viaggio psichedelico, in fondo, un esperimento si surrealismo pop di massa) avrebbe ricevuto un'accoglienza diversa.
Per non fare confusione dobbiamo subito
precisare che del Magical Mystery Tour furono pubblicate due versioni in due
formati diversi:LP( 27 novembre 1967 USA)
edEP(8 dicembre 1967 Gran Bretagna, Germania, Spagna, Francia,
Australia, Giappone).
Sappiamo che la storia
haconsacratola versione americana del disco come l’unica a restare sul
mercato. L’originale doppio EP (Extended Playing, formato tipicamente britannico presto caduto in disuso) voluto
dai Beatles e comprendente le prime sei canzoni, ovvero quelle
effettivamente usate per il film, è da tempo cimelio per antiquariato musicale.
Al contrario del film, l'album (LP) ebbe un grande successo, fu nominato
al Grammy Award come miglior album nel 1968, e salì nelle prime
posizioni delle classifiche di vendita di gran parte del mondo (negli USA restò
in prima posizione per 8 settimane consecutive). Oltre alla maggiore comodità
all'ascolto, l'LP aveva il vantaggio di aggiungere almeno tre pezzi
straordinari come “Strawberry Fields Forever”, “Penny Lane” e “All
You Need Is Love”, oltre alle orecchiabilissime“Hello,
Goodbye” e “Baby, You're A Rich Man”. Il lato A comprende una title
track di grande effetto(Magical Mystery Tour), efficacemente arrangiata, Lennon
ed Harrison al massimo della propria psichedelia(I Am The Walrus e Blue
Jay Way), McCartney nel pieno della propria versatilità (The Fool On The Hill )
e l'unico brano strumentale dell'intera discografia dei Beatles (Flying).
Se si aggiunge che, nello stesso anno, i quattro pubblicarono anche altri 13
brani, inclusi nell'LP più famoso di sempre (Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club
Band), ci sono solidi argomenti per chi indica il 1967 come l'annod'orodel gruppo. Magical
Mystery Tour fu però anche l'ultimo album realizzato prima dell'insorgere deidissidiche di lì a qualche anno
avrebbero portato alloscioglimentodel gruppo.
Ricapitolando: La versione “Long
Play”(LP) delMagical Mystery Tour è divisa in due parti: la prima contiene
la colonna sonora del film, mentre la seconda è una raccolta di singoli.
Qualche dato
Pubblicazione:
LP Stereo:
27 novembre 1967
EP: 8 dicembre 1967
Tracklist LP/CD:
LATO A
1. Magical Mystery Tour(Lennon/McCartney)
2. The Fool On The Hill(Lennon/McCartney)
3. Flying(Harrison/Lennon/McCartney/Starkey)
4. Blue Jay Way(Harrison)
5. Your Mother Should Know(Lennon/McCartney)
6. I Am The Walrus(Lennon/McCartney)
LATO B
1. Hello, Goodbye(Lennon/McCartney)
2. Strawberry Fields Forever(Lennon/McCartney)
3. Penny Lane(Lennon/McCartney)
4. Baby You're A Rich Man(Lennon/McCartney)
Parte del cast durante una delle riprese sul bus
5. All You Need Is Love(Lennon/McCartney)
Tracklist Doppio EP:
Disco 1
Lato A
1.
Magical Mystery Tour(Lennon/McCartney)
2. Your Mother Should Know(Lennon/McCartney)
Lato B
3. I Am The Walrus(Lennon/McCartney)
Disco 2
Lato A
1. The Fool On The Hill(Lennon/McCartney)
2. Flying(Harrison/Lennon/McCartney/Starkey)
Lato
B
3.Blue Jay Way(Harrison)
A mio
parere sisente la coerenza e la
coesione del lato A rispetto alla “mezcla”di singoli che si trovano nel lato B
ma vorrei comunque analizzare tutto ciò come un’unica entità e devo dire che
oltre alle conosciutissime “I Am The Warlus”,
“Strawberry Fields Forever”,“The Fool On The Hill”e “All You Need Is Love” ho trovato molto interessanti e curiose altre canzoni(anche se già famose) come: “Magical Mystery Tour”(title track), “Your
Mother Sould Know”, “Hello, Goodbye”, “Penny Lane” e “Baby You’r a Rich Man” ♫Magical
Mystery Tour
La title
track del terzo, discusso film dei Beatles è l'unica a non essere stata
pubblicata come singolo, a differenza delle precedenti “A Hard Day's Night“ed “Help!”e della
successiva“Let It Be”.
Questo importante elemento dà già una chiara indicazione del fatto cheMagical Mystery Tour non sia tanto una
canzone quanto un'ouverture appositamente studiata, e al tempo stesso introduce
le anomalie di questo progetto(un breve
film per la TV
anzichè un normale lungometraggio per il cinema, accompagnato da un EP anzichè
un album) rispetto ai precedenti film del gruppo. Tutto nasce durante un viaggio in America, McCartney era rimasto
impressionatodall'autobus dipinto a colori e disegni
psichedelici dei Merry Pranksters, un gruppo di hippies che si era raccolto
in California, a partire dal 1964, attorno alla figura delloscrittore Ken Kesey(autore tra
l'altro di Qualcuno
volò sul nido del cuculo). Incrociando questa scoperta con il
ricordo dei Mystery Tour della sua infanzia, concepì una canzone che, come la
precedente “Sgt. Pepper's
Lonely Hearts Club Band”(anch'essa
ispirata alla creatività degli hippies americani) poteva diventare ilfilo conduttore del prossimo progetto dei
Beatles.
Parte del cast
"John e io ci ricordavamo di questi viaggi
del mistero, e pensavamo che fossero un'idea affascinante: partire in autobus
senza sapere dove si sarebbe andati. Romantico e anche piuttosto surreale!
viaggi in autobus in cui si partiva e si tornava in giornata, senza sapere dove
si era diretti. [...] Normalmente si finiva per bere e cantare un sacco di
canzoni. [...] Così abbiamo usato questo spunto come base per la canzone e per
il film", disse McCartney a Barry Miles. Nel
corso del volo di ritorno in patria, Paul abbozzò uno spunto approssimativo
della canzone, basato sul concetto da “imbonitore” che da un lato gli era stato
ispirato dall'altroricordo d'infanzia del circo, che lo
affascinava con le sue stranezze("la donna barbuta, la pecora con cinque
gambe", raccontò sempre a Miles),
dall'altro era una costante della produzione di Lennon/McCartney. Portata
in studio in forma ancora embrionale quando l'album “Sgt. Pepper's
Lonely Hearts Club Band”era stato
appena concluso e non ancora pubblicato,fu completata in fretta e, a quanto pare,
con l'attiva collaborazione di tutti e 4 i Beatles. Tonalmente
ambigua, la canzone si apre con un'introduzione di 6 battute in Mi Maggiore,
prima di passare a una strofa di 16 battute composta da 4 ripetizioni della
stessa frase di 4 battute.Questa soluzione è atipica per McCartneye sembra
suggerire la mano di Lennon o la composizione in studio; d'altra parte,
l'imprevisto Sol Maggiore della terza battuta sembra un tipico tratto della
disinvoltura armonica di Paul. Il
ritornello, che comporta anche una brusca variazione di tempo, modula alla
tonalità di Re Maggiore (anticipata in qualche modo dal Sol Maggiore presente
nella strofa). A complicare ulteriormente le cose, dopo una ripetizione, segueuno strano bridge strumentale di 10
battute di nuovo in Mi Maggiore, complesso armonicamente e caratterizzato
dainsistiti ritmi interni, a sua volta
seguito da un'ultima strofa eseguita a tempo inferiore. Due ritornelli finali e
una coda che riprende il tono dell'intermezzo strumentale chiudono questo
efficace brano d'atmosfera. Lasessione per le sovraincisioni di fiati fu
cosìdisorganizzatache uno dei
musicisti, spazientito, scrisse di proprio pugno un'idea per l'arrangiamento
che, rapidamente sviluppata da McCartney e George Martin, divenne quella
definitiva. Nonostante
ciò, il pezzo è musicalmente valido e adatto allo scopo, epuò reggere il confronto, in termini di
creatività ed efficacia, con l'analogamente funzionale aperturache “Sgt. Pepper's
Lonely Hearts Club Band”fornisce
all'omonimo album.Meno riuscita è la parte testuale: mentre
Sgt. Pepper's suscita una transgenerazionale simpatia, Magical
Mystery Tour, nonostante il doppio livello di lettura, risulta deludente ad
entrambi i propri target.
Come
argomentò McCartney, l'aggettivo "magico" fu
aggiunto al viaggio del mistero per creare l'impressione di qualcosa di più
surreale, mentre i riferimenti a "take you away",
"dying to
take you" e il viaggio in generale sarebberoallusioni alla droga, che
permettevano alle "persone ordinarie" di prendere il
tour come una semplice ma spensierata gita in autobus. Il
fiasco di Magical Mystery Tour viene solitamente ascritto al film piuttosto che
all'EP. Ciò è vero, ma limitante Magical Mystery Tour mostrò soprattutto
che i Beatles non erano infallibili, e la loro
capacità di anticipare sempre i tempi sembrò momentaneamente svanita. Anche se
in realtà ciò è dovuto al fatto che tra la composizione e la pubblicazione
della canzone erano passati 8 mesi (durante i qualile posizioni degli hippies stavano
rapidamente cambiando), la verità è soprattutto chela generazione che raccoglieva il maggior
numero di acquirenti di dischi stava perdendo compattezza, e non
accettava più di identificarsi sotto un unico denominatore. Così, per gli
hippies radicali, l'intero progetto di Magical Mystery Tour era frivolo, per
coloro che ancora vivevano nella Summer Of Love di cattivo gusto, mentre i fans
storici non perdonarono ai Beatles la totale assenza di canzoni d'amore.
♫ Your Mother Should Know
Scritta
da Paul McCartney, Your Mother Should Know è una delle poche canzoni dei
Beatles ad apparire incompiuta.La splendida melodia della sezione
strofa/ritornello la pone al livello di altri esperimenti del suo autore in stile
retrò(When I'm 64,Honey Pie),
ma la mancanza di una sezione a contrasto, qui sostituita da un armonicamente
banale bridge strumentale di 6 battute, si fa ben presto sentire,
nonostante la canzone non raggiunga i due minuti e mezzo di durata.
Unsimile difetto è assai infrequente nella
produzione dei Beatlese, trai brani
finora registrati dal gruppo, è particolarmente evidente in “Nowhere Man”di Lennon. Scritta
da McCartney nella propria abitazione londinese, mentre sua zia Jin, suo zio
Harry ed altri parenti erano in visita da lui. Secondo Paul,fu proprio l'atmosfera familiare ad
ispirare l'umore generale del brano, anche se il testo ruota in modo così
decisivo attorno al titolo. La melodia
in stile music hall è sorretta da un accompagnamento dominato dalle tastiere,
dalla bella frase di basso di McCartney e dal rullante militaresco di Starr.
L'armonia presenta l'ennesima dimostrazione dell'amore dei Beatles per le
alternanze maggiore/minore, che qui però è camuffata grazie a una progressione fluida.Il testo ha il suo momento più felice
nella strofa che rinuncia alle parole per creare un'efficace sensazione
diegetica.
Scena tratta dal film.
Nel
film la canzone è associata alla scena in cui i Beatles, vestiti da cantanti da
Casinò,cantano scendendo da una lunga scala, con una coreografia alla
Busby Berkeley. Il fatto che tutti portino all'occhiello
un garofano rosso, tranne McCartney il cui garofano è nero, alimentò
notevolmente e forse deliberatamente, come la scritta "Love the 3 Beatles" sulla
grancassa di Starr in una delle foto del libretto che accompagnava l'EP “Magical Mystery
Tour” le voci
riguardo alla leggenda metropolitana Paul is dead. Il fatto che i
Beatles iniziarono un rifacimento (poi abortito)
lascia il dubbio che loro per primi ebbero la sensazione che avrebbero potuto
fare qualcosa di meglio con Your Mother Should Know, e in effetti, sebbene la
canzone sia comunque assai gradevole,lascia una certa amarezza per quanto
avrebbe potuto essere migliore. Durante
la prima giornata di lavoro sul brano, che si tenne ai Chappell Recording
Studios perchè quel giorno Abbey Road non era disponibile,il manager dei Beatles Brian Epstein fece
visita ai Beatles per l'ultima volta. Cinque
giorni più tardi sarebbe tragicamente scomparso, accelerando esponenzialmente
il processo di disgregazione del gruppo.
♫ Hello, Goodbye
Hello, Goodbye è la prima canzone pubblicata
dopo la scomparsa del manager dei Beatles, Brian Epstein, è un allegro
motivetto di Paul McCartney che non potrebbe essere più distante dalla
tenebrosa canzone del lato B, l'ipnotica “I Am The Walrus” di Lennon.Tuttavia, Hello, Goodbye non è tanto più
semplice ed elementare del precedente singolo dei Beatles, “All You Need
Is Love”. Proprio l'istantanea, orecchiabile composizione di Lennon potrebbe
aver spinto McCartney a scrivere qualcosa di altrettanto immediato e
internazionalmente comprensibile. Questa ipotesi è però smentita dai ricordi
di Alistair Taylor, assistente personale di Epstein, che aveva chiesto a
McCartney come faceva a comporre canzoni. Per tutta risposta, Paul si sedette
all'armonium della propria casa a Cavendish Avenue, invitando Taylor a sedersi
accanto e dicendogli: "Ora suona un tasto qualunque, e io farò lo stesso.
E quando dirò una parola, tu di' il contrario e ci costruirò sopra un
motivo". Paul iniziò con "nero", Alistair
rispose con "bianco", e i due proseguirono con varie alternanze, tra
cui quella che diede titolo della canzone. "Mi chiedo se Paul davvero
scrisse la canzone in quel momento, o se fosse qualcosa che aveva già in
testa", scrisse poi un incredulo Taylor rievocando questo episodio.
Le liriche del brano Hello, Goodbye di McCartney
Comunque siano andate le cose, Paul era soddisfatto del risultato,
che trattava in modo disimpegnato il fondamentale tema del dualismo, sul
quale ritornerà poi, in modo più profondo, con la successiva “Ebony And
Ivory” cantata con Stevie Wonder. "È un tema fondamentale dell'universo:
bianco/nero, uomo/donna, alto/basso, giusto/sbagliato, su/giù, ciao/addio era
facileda scrivere, e io interpretavo tutte le accezioni positive. Tu
dici addio, io dico ciao, tu dici fermati, io dico vai. Sostenevo la parte
positiva degli opposti, e lo faccio ancora". Di tutt'altro avviso
Lennon, che attaccò la canzone a più riprese, definendola "3 minuti di contraddizioni e
contrapposizioni senza senso", ma anche (parlando di comeRevolutionfosse stata
di nuovo relegata sul lato B), "una merda". Non questo risentimento, ma un
evidente uso di stupefacenti appare nella performance
di Lennon durante i 4 filmati promozionali del brano, diretti da McCartney evietati in Gran Bretagna per le severe regole
del sindacato musicistisull'utilizzo
del playback.
Foto presa dallo storico video a colori di Hello, Goodbye
Dal
punto di vista artistico, è evidente cheLennon aveva tutte le ragioni di essere
risentitoper essere
stato assai immeritatamente dirottato sul lato B (un risentimento che crescerà
negli anni, con le successive “Revolution”, “Across The
Universe”, “Don't Let Me Down”),ma la scelta era commercialmente astuta. La scena
musicale si stava frammentando in numerosi generi e sottogeneri, che spesso
entusiasmavano una piccola fetta di pubblico, lasciando disorientato il resto
degli ascoltatori. In questo contesto,la conservatrice e orecchiabile Hello, Goodbye poteva ambire a un target molto più trasversale, che infatti
conquistò, mantenendosi al primo posto delle classifiche per 7 settimane,
coprendo l'intero (e ricco) periodo natalizio. L'arrangiamento
tra il meglio dalla sequenza discendente del basso, contrapponendole una scala
ascendente di chitarra che, come gli scaltri cori di Harrison e Lennon,
creavano un'atmosfera allegra e spensierata: in poche altre canzoniMcCartney si avvicina con altrettanta efficacia
al linguaggio espressivo di Brian Wilsonper i Beach
Boys. Molto
dell'entusiasmo del brano viene dall'azzeccata pulsazione ritmica, ma Hello, Goodbye deve parte della sua notorietà anche al cosiddetto "finale Maori", nato
direttamente in studio. Con questa soluzioneHello, Goodbye si aggiunge ai pezzi dei
Beatles che hanno un doppio finale: un elenco che include anche “Strawberry Fields
Forever”, “Helter Skelter”e la postuma “Free
As A Bird”. ♫ Penny Lane
Se “Revolver” aveva
un difetto, esso va ricercato probabilmente nel suo essere eccessivamente
eterogeneo. Naturalmente, ciò può anche essere considerato un pregio: non sono
molti gli artisti che possono permettersi di spaziare, con simili risultati, in
tanti terreni musicali differenti: pop, rock, blues, pischedelia, soul e
anche la musica etnica con “Love You To” di
Harrison.
I Beatles però sapevano che in “Revolver”, come nei loro dischi precedenti, le
canzoni erano state messe insieme solo per le consuete, martellantiesigenze di
pubblicazione (il che spiega perchè ci siano tre canzoni di Harrison e come mai Lennon si affannò
all'ultimo momento, per fornire “She Said She Said”).
Volendo fare qualcosa di più meditato, cercarono dunque un tema comune per
il prossimo album, così da avere una coerenza non sul piano musicale (dato che
nessuno di loro voleva rinunciare alla possibilità di usare più linguaggi
espressivi), ma contenutistica.
"Strawberry Field" era il nome di un orfanotrofio
situato in Beaconsfield Road, Woolton,Liverpool,
vicino alla casa d’infanzia di Lennon.
Lennon e i suoi compagni di giochi erano soliti giocare nel giardino alberato dietro l’edificio.
Quando Lennon portò in studio la sua “Strawberry Fields
Forever”, McCartney quasi immediatamente rispose con Penny
Lane. A questo punto, il tema del prossimo disco era stabilito: l'infanzia
liverpooliana dei Beatles. Il successivo brano portato in studio fu “When I'm 64”,
che, con la voce trattata per farla sembrare quella di un ragazzino ben più
giovane del 24enne Paul, poteva essere in linea con l'idea di base. Sfortunatamente, la EMI (che
già aveva di malavoglia acconsentito a pubblicare una raccolta antologica “A Collection Of
Beatles Oldies (But Goldies!)” in sostituzione del secondo disco del
'66), reclamava materiale per un prossimo singolo. Interpellato da Brian
Epstein, George Martin disse che le canzoni migliori a disposizione erano “Strawberry
Fields Forever” e Penny Lane. Fu così che i due brani uscirono come nuovo
singolo del gruppo, azzerando di fatto il progetto del nuovo LP. Martin ricorda
questa decisione come il suo peggior errore durante gli anni di collaborazione
con i Beatles.
Penny Lane, che veniva esplicitamente citata
nelle prime versioni del testo di “In My Life”, era in lista come
possibile titolo di canzone già da anni. Alla fine fu McCartney a scriverla, sul suo
pianoforte verticale colorato a tinte psichedeliche. La musica
rappresenta una delle più stupefacenti costruzioni musicali del suo
autore, con un'ariosa strofa in Si Maggiore che passa rapidamente ( e molto
espressivamente) alla relativa minore, prima di rigirarsi sulla dominante e
modulare ad un ritornello inLa
Maggioreattraverso
un enfatico Mi Maggiore sulle parole “very strange”.
Sorretta da
una frase di basso semplicemente straordinaria, la canzone adotta un
tradizionale schema strofa-strofa-ritornello ripetuto 3 volte, concedendosi un
supplementare ritornello conclusivo alzato di un tono rispetto agli altri. La
seconda strofa prima del secondo ritornello sostituisce il cantato con un
assolo di cornetta (un ottone simile alla tromba) in gran parte suggerito
da McCartney, che era stato ispirato dall'ascolto del secondo concerto
bradeburghese di Bach.
Il testo fotografa
invece la pulsante vita quotidiana di “Penny Lane”, che era sì una strada di
Liverpool, ma indicava in senso più ampio un'intera zona, nella quale davvero
c'erano il barbiere (Bioletti's) che esponeva le immagini di
acconciature e la banca. La caserma dei pompieri si trovava qualche
centinaio di metri più avanti. Il testo contiene anche una volgare
espressione liverpooliana per indicare il genere femminile (finger pie),
che rappresenta uno dei contributi lennoniani in quella che è fondamentalmente,
una canzone interamente di McCartney molto più di quanto Strawberry Fields
Forever sia del solo Lennon.
♫Baby You’re a Rich Man
Originariamente destinata all'album “Yellow Submarine”, il
che equivaleva ad affibbiarle lo status di scarto. Baby You're A Rich Man guadagnò
assai maggiore visibilità venendo pubblicata come lato B di “All You Need Is
Love”, e, poco dopo, sull'edizione americana (ben presto ripresa
quasi ovunque) di “Magical Mystery Tour”. Composta di una strofa di 11 battute scritta da Lennon e di un ritornello in 12
battute di McCartney, la canzone appartiene al piccolo sottogruppo di brani
nati dall'unione di frammenti scritti separatamente dai due autori: un insieme
che conclude pochi brani, ma in alcuni casi gloriosi, come “We Can Work It Out” e “A Day In The Life”.
Anche in questo caso la sezione di McCartney è insolitamente orizzontale,
essendo in pratica costituita da una sola nota. Al contrario, la strofa di
Lennon è piuttosto sinuosa, benchè si muova sempre attraverso intervalli
minimi. L'arrangiamento è dominato dall'eccellente frase di basso di Paul e dal clavioline (un
antenato del sintetizzatore, inventato da Constant Martin nel 1947) di Lennon.
Il testo, che fa riferimento alla "beautiful people" della Swingin
London, esprime uno stato d'animo non distante da quello che pervade “And Your Bird Can
Sing”, ma è, nello spirito del 1967, meno aggressivo, salvo
diventare piuttosto sgradevole nella parte di McCartney. La frase chiave del testo è comunque "now that you know who you are/what
do you want to be?", un distico che, come il più celebrato "what do
you see when you turn out the light/I can't tell you but I know it's mine"
di “With A Little Help
From My Friends” mostra l'incredibile capacità di Lennon di
creare versi pregni di significato quasi senza accorgersene.
Assai meno intrigante, ma non confermato, il fatto che in uno dei ritornelli
finali Lennon sostituisca "you're a rich man too"
con "you're a rich fag jew" (sei un ricco finocchio ebreo), un pesante
riferimento all'omosessualità del manager Brian Epstein.
Scena tratta del film, in cui i Fab4 eseguono il brano "I Am The Warlus"
Credo che il progetto
del Magical Mystery Tour (Album/Film ) debba essere inteso comeun'esplosione dicolorie disuoni,
ma bisogna ricordarsi di tenere a mente il periodo storico e il contesto
culturale nel quale i Fab4 hanno lavorato a questo progetto. Un Tour nella
mente umana, nei colori della vita e nella felicità che scaturisce
dall'abbondanza diallegria,
ma ancheriflessioni
personalie ricordi dei
luoghi della nostra gioventù, questi sono gli ingredienti perfetti per un
lavoro sublime.
Sono veramente contento
di aver intrapreso questo viaggio nel mondo dei Beatles e spero di avervi
trasmesso ciò che il Magical Mystery Tour ha trasmesso a me.
Informazioni prese da
documenti cartacei e siti online tra cui la maggior fonte:"Pepperland"
Sono graditi commenti e
critiche, scrivete e visitate la nostra pagina facebook "Newtopia" grazie. -Giuse