Con questo speciale made in Newtopia, il mio obbiettivo è dare uno “sfondo” concreto a una scena musicale molto celebre e conosciuta. Sto parlando degli anni ’60, gli anni dei Beatles, degli Stones, dei Kinks, Who e chi più ne ha, più ne metta. Sono gli anni della Beat Generation, del Rock’n’Roll e della British Invasion.
Siamo abituati ad ascoltare questi grandi gruppi del passato, ma li guardiamo
con occhio storico, come fossero delle reliquie, per quanto importanti… Ma
sinceramente, vi è mai capitato di chiedervi come fosse vivere quegli anni o
vivere in prima persona la nascita e l’ascesa di questi veri e propri pezzi di
storia? Beh, qualunque sia la risposta, oggi vi parlo di Londra negli anni ‘60,
in particolare della seconda metà degli anni ’60. Siamo nella ‘Swinging London!’
Innanzitutto, perché la chiamiamo ‘Swinging’? Il termine tradotto in italiano significa ‘oscillante’,
e le è stato attribuito perché nei 60s Londra sembrava oscillare, muoversi,
orientarsi, per meglio captare quelle che erano le mode del momento. In realtà,
era la capitale inglese stessa a dettare legge nel campo della moda, essendo la
città più trendy del mondo. L’associazione di parole Swinging-London compare per la prima volta sulla rivista di moda ‘Vogue’ nel 1965, ma il suo vero battesimo avviene con il numero del 15 aprile ’66 del magazine americano TIME. Proprio il fatto che una copertina e l’articolo principale di uno dei maggiori giornali statunitensi sia dedicata alla Londra di quegli anni mostra come la città fosse considerata il centro della moda mondiale.
Mary Quant |
La rivoluzione parte innanzitutto dai giovani e dalla volontà
di staccarsi dal passato: i colori grigi degli abiti da ufficio dei genitori
vengono rimpiazzati dai coloratissimi e sgargianti abiti in pvc, e allo stesso modo, anche la Londra grigia ed industriale del secondo dopo guerra si tinge di
colori, anche a livello di ambientazioni. Nell’ambito della rivoluzione
nell’abbigliamento, non possiamo che citare una delle icone della moda inglese,
Mary Quant, l’inventrice della mini gonna. Mary aprì un celebre
negozio in King’s Road, chiamato Bazar, molto all’avanguardia, che era la base
creativa delle sue mini-skirts. La particolarità dei negozi di abbigliamento di
questi anni era che fossero degli attivi centri di produzione: i proprietari
erano spesso sarti, quindi creavano e vendevano i loro capi nello stesso
negozio, diventando così nel loro piccolo delle vere e proprie fabbriche di
moda. Bazar non era esattamente un negozio a buon mercato, ma iniziano velocemente
ad aprire a Carnaby Street numerosi negozi di questo tipo, ma molto meno
“expensive”, come Granny Takes a Trip, Biba o Vince (dove lavora come modello
anche un giovanissimo Sean Connery).
Vidal Sassoon (centro) |
In una Londra dominata dalla moda, altre due figure assumono
un ruolo importantissimo: quella della modella e chiaramente quella del
fotografo.
Si diffonde lo stereotipo di bellezza legato a figure magre,
dai capelli lunghi o con il caschetto, alla stregua dell’anoressicismo, come Veruschka o Twiggy, ritratte spesso in pose provocanti e mezze nude. Parlando
di fotografi, in una realtà legata così fortemente all’apparenza e all’aspetto,
il fotografo gioca un ruolo chiave, rappresentando spesso la rampa di lancio
per molte giovani. Il principale e forse più famoso fu David Bailey, altro self-made man proveniente dalla low-class.
Possiamo quindi dire che le fotografie rimpiazzino i quadri, diventando una nuova forma d’arte molto più a buon mercato ed accessibile al grande pubblico.
Veruschka |
Twiggy |
I movimenti femministi si fanno più forti e influenti: la nuova donna lavora, fuma e rappresenta la città più famosa del mondo (anche una celebre pubblicità delle Lucky Strikes di quegli anni raffigurante una donna fumare fece molto scalpore); allo stesso tempo, la vita per i ragazzi diventa orientata al divertimento più puro e sfrenato: vivere alla giornata e con una nuova concezione dell’amore molto più libertino, senza relazioni troppo serie e senza impegni. L’utilizzo diffuso di droghe diventa comune tra i giovani, da normalissimi spinelli a droghe allucinogene o hashish.
La rivoluzione sessuale è portata avanti anche dall’avvento
delle pillole contraccettive e dalle pratiche dell’aborto, spesso praticate comunque di
nascosto, ma che permettono appunto di portare avanti questo stile di vita più
sfrenato.
Un altro aspetto che si fa strada in questi anni, in perfetta
armonia con lo stile di vita libertino in voga, è l’apertura verso l’Oriente e
le religioni buddhiste, che concepiscono in modo differente l’amore, fornendo
vie d’interpretazione più consone rispetto al Cristianesimo. In realtà,
parlandoci chiaro, si tratta anche qui di un fenomeno di moda del momento.
Tanto per capirci, contestualizziamo in tutto ciò i Beatles
in quegli anni: prima passano dalla fase “capelli a caschetto” (pieno stile
Sassoon); con la celebrità iniziano ad investire il proprio capitale della
Apple arrivando ad aprire anche un negozio di abbigliamento (= centri di moda);
a metà degli anni ’60 sbarcano negli USA come pionieri della British Invasion
(= icona di moda nel mondo); e prima dello scioglimento sperimentano i ritiri
spirituali in India, che li avvicina alla psichedelia e alle droghe
allucinogene. Vedete? Tutto torna.
In Italia, la Swinging London era presentata ai telegiornali
e in programmi tv, ma spesso senza renderne giustizia, essendo trasmessa in
bianco e nero, togliendo quindi il cruciale aspetto dei colori, e non facendoci
quindi comprendere pienamente cosa stesse capitando.
Oltre che a documentari visibili sul web, ci sono alcuni film che forniscono
una perfetta istantanea dell’epoca Swinging. Ve ne cito due, entrambi a colori,
quindi molto rappresentativi.
Il primo è Blow-Up (1966) del celebre regista
italiano, premio nobel, Michelangelo Antonioni. Parla di un giovane fotografo
in ascesa, Thomas, che vive la vita alla giornata, andando a letto con tutte le
modelle che fotografa (nel film appare anche Verushka), bevendo a volontà ed andando a
concerti rock, che però ad un certo punto si ritrova a fotografare un omicidio.
Questo lo porta a riflettere sulla sua vita e sull’importanza delle cose. Il
film è stato girato a Londra, riconosciuta come la città più alla moda del
mondo, e ci mostra a livello visivo tutti gli aspetti caratteristici dello
Swing, addirittura esaltandoli, visto che Antonioni ha voluto ridipingere
alcuni palazzi e colorare ulteriormente gli abiti. L’attore che interpreta
Thomas è David Hemmings, perfetto esempio rappresentante dei canoni di bellezza
di quegli anni.
Caine in 'Alfie' |
Il secondo è Alfie (1966) di Alan Gilbert. Alfie è un giovane autista,
single, vero e proprio playboy, con una donna diversa ogni sera. Incontra però
lungo il percorso alcuni incidenti (una gravidanza, un presunto tumore e
qualche sentimento un po’ più forte del mero piacere di una semplice
scappatella) che lo portano a riflettere sul suo stile di vita sregolato. Il
film ha anche quindi un po’ un valore di morale, mostrando alcune conseguenze
di questo libertinaggio sfrenato. Alfie è interpretato da Michael Caine, altra icona stereotipata della SL, che da qui lancia
la sua carriera in alto, portandolo fino ai giorni nostri, dove interpreta
Alfred, il maggiordomo di Batman, nella recente trilogia diretta da Christopher
Nolan. E’ possibile che conosciate un remake del film, datato 2004, ma
ambientato a New York e reinterpretato in chiave moderna, con Jude Law come
attore protagonista.
Alla fine degli anni ’60, tutto svanisce però. La moda, in
continuo movimento, si sposta negli USA e a Parigi, lasciando quasi Londra in
disparte fino all’avvento del punk nel ’77. Possiamo quasi vedere la cosa
coincidere con la fine dei Beatles, scioltisi ufficialmente nel 1970.
Vedendo anche il video che vi posterò di seguito, osservando
alcune scene del loro celebre ultimo concerto sul tetto della Apple Records a Londra, possiamo leggere una certa finzione negli atti dei poliziotti. I
poliziotti che intervengono sono in realtà solo attori nel film, che tendono
anche a ridersela mentre entrano nell’edificio per andare a fermare i Fab4. Un
po’, per così dire, tutta Londra decide di fermarsi. Di smettere di oscillare,
di cessare la finzione e questa vita un po’ superficiale, lasciando ora agli
americani il piacere di sperimentarla. E così, dopo quasi dieci anni sulla
cresta dell’onda, Londra passa momentaneamente in secondo piano, così come la sua
band più rappresentativa, forse di sempre, esce definitivamente dalle scene.
“Somewhere in my mind, the beat
goes on…”